RECENSIONI MARZO 2025
- ascensionmagazine
- 10 ore fa
- Tempo di lettura: 4 min

SEVENDIALS “A Crash Course In A Catastrophe”
(cd/lp, Cadiz Music / Creationyouth)
“Un corso accelerato sulla catastrofe” (aggiungerei io “purtroppo imminente”) come proposto da un super-gruppo in cui si incrociano i talenti di Chris Connelly (voce), Mark Gemini Thwaite (chitarra, basso, tastiere) e Big Paul Ferguson (batteria) – vale a dire Revolting Cocks, Ministry, Pigface, The Mission, Killing Joke, Murder Inc, Peter Murphy – non può che essere preso altamente sul serio. Dieci canzoni tra industrial-rock e post-punk che, messe tutte insieme, compongono un macigno sonico solido ed infrangibile che però non disdegna anche la melodia. Il brano d'apertura, davvero incredibile, è una cover degli Sparks, “Number One Song In Heaven”, suonata con un appeal più strong ma contemporaneamente catchy. Il disco esce per la neonata Creationyouth di Martin Glover (alias “Youth”) e, forse anche per questo, non menzionare “quei” Killing Joke che mostrarono la via industriale a Ministry, Pigface e tanti altri, beh, è impossibile. Il singolo apri-pista di “Zodiac Morals” è devastante, “Before You Make Your Distance” comincia con uno struggersi di chitarre darkwave per poi progressivamente incattivirsi in un'altra direzione, “Whispering Wand” è una ballata ma “molto ritmata”. Un disco che, a partire dal suo titolo, riflette perfettamente tutte le tensioni, le scontentezze e le paure che stanno caratterizzando l'epoca che stiamo vivendo. Il mio disco ad ora preferito del 2025? Direi proprio di sì. (Recensione a cura di Alex Daniele)
SACRED LEGION “The Higher Unknown”
(lp, cd / Batcave Productions)

Secondo album per i Sacred Legion di Fabiano Gagliano. In nove brani i Sacred Legion si sbarazzano rapidamente di tutta una serie di cloni del deathrock, senz'anima e senza cuore, che abbiamo dovuto sopportare per oltre quarant'anni. No, non posso fare finta che alcuni brani di “The Higher Unknown” non suonino come out-takes da “Only Theatre of Pain” o “Deathwish” dei Christian Death; ma qui è l'anima umana che parla e si mette in gioco, non l'intelligenza artificiale. “These Wounds Never Heal” apre l'album con la voce di Zeena Schreck (la figlia di “un tale” Anton LaVey che nel 1966 fondò La Chiesa di Satana, dalla quale lei poi si dissociò, nonché ex membro originale dei macabri Radio Werewolf). Inizio da brividi ma, attenzione, il secondo colpo fatale dell'album, “Assassin Times”, non è da meno, con Fabiano che ha rimesso (o costretto) dietro al microfono il suo caro e vecchio amico Adolfo, con il quale, sotto il nome Chants Of Maldoror, vivemmo la più bella storia deathrock che l'Italia abbia mai conosciuto. I rimanenti “crampi spirituali” del disco, compreso l'omaggio finale al glam dei T-Rex con la cover di “Life's a Gas”, sono tutti cantati in maniera esemplare da Fabiano. Disco perfetto! (Recensione a cura di Alex Daniele)
PINK TURNS BLUE “Black Swan”
(lp, cd / Orden records)

A quattro anni da “Tainted”, i Pink Turns Blue rilasciano il nuovo “Black Swan”, ennesimo album della band tedesca, che quest’anno festeggia quarant’anni di attività. Le dieci canzoni qui incluse ribadiscono la formula ibrida tra darkwave e post-punk che li ha sempre caratterizzati, ponendo ancora una volta l’accento sui toni malinconici, per una scelta collaudata, senza sussulti innovativi, ma comunque piacevole. Preceduto da alcuni singoli, come “Why Can’t We Just Move On” e “Can’t Do Without You”, l’album è stilisticamente più vicino al precedente “Tainted” che non ai primi lavori, ma non deluderà i fans dei Pink Turns Blue pur non dicendo nulla che questi non abbiano già detto in passato. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)
CRUSH OF SOULS “Lezire”
(lp, Avant Records)

Secondo album per Crush of Souls, progetto solista dello statunitense Charles Rowell. “Lezire” è un disco di non facile descrizione, ma assolutamente affascinante: nove tracce che spaziano tra diverse sonorità, passando con disinvoltura dall’elettro-pop di “Cult of Two” e “No Soul”, al minimalismo oscuro e solenne dell’iniziale “World Tears”. “Souls Apart”, terzo capitolo della tracklist, è un pezzo che per quanto mi riguarda varrebbe da sola l’acquisto del disco: un brano magnifico, dove sento echi di Death In June! La impreziosiscono inserti di sax, strumento che amo, presenti anche in altri episodi dell’album. “You Rose Up” è assolutamente malinconica e la chitarra acustica su cui poggia mi rimanda nuovamente a certe cose della Morte In Giugno. “Touch From A Heartbeat” è un altro potenziale hits, tra beat elettro-pop e melodia. Lasciatevi conquistare da “Lezire”, certamente una delle migliori pubblicazioni di questi primi tre mesi del 2025.
(Recensione a cura di Giorgio Brivio)
ROMA AMOR “Estemporanea”
(cd, Klanggalerie)

“Estemporanea” è la testimonianza di una “live session” in studio del progetto ravennate. Tredici tracce per quello che potrebbe benissimo essere considerato un “best of” dei Roma Amor. Troviamo infatti presenti tutti i migliori brani del loro “dark cabaret”, da “A Cosa Pensi” a “Occhi Neri”, da “Love To Say Goodbye For” a “On The Wire”, re-interpretate da una formazione che oltre ad Euski e Candela vede Matteo Carnio alla chitarra elettrica e Renzo Famiglietti al sax. “Estemporanea” rappresenta quindi un’ottima opportunità per ripercorrere il lusinghiero percorso di un progetto che da anni è sinonimo di qualità. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)
NECRO “Into Oblivion”
(lp, cd / Cold Transmission)

Dopo l’ep d’esordio “Death Beats”, edito nel 2023, ecco il primo album (via Cold Transmission) per il duo portoghese Necro. “Into Oblivion” è un viaggio articolato in dieci tracce attraverso percorsi elettronici oscuri. Dopo l’introduttiva “Harvest”, il duo lancia le sue frecce più acuminate, con “Cold Cut” e la title-track; frenetiche pulsioni elettro-industrial per la prima, maggiormente “melodica” la seconda. Questi pezzi in pratica rappresentano le due anime del disco, costantemente in bilico tra elettro-industrial e coldwave oscura (“Our Exile” è certamente un altro brano da ricordare). Interessante. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)
RINA PAVAR “Six”
(lp, cd / Cold Transmission)

Secondo album per l’artista tedesca, dopo l’ottimo “Vivid Night” del 2021. “Six” ci offre nove tracce che sanciscono il ruolo primario di Rina Pavar nel contesto della galassia “coldwave/synthwave”. Brani notturni, glaciali e sensuali che non indugiano mai eccessivamente sui BPM ma preferiscono cesellare atmosfere suadenti. Disco omogeneo (magari un pò ripetitivo nelle soluzioni proposte), ma affascinante e senza inutili “filler”. Dovendo/volendo citare qualche titolo, menzione per la title-track, l’iniziale “Fear of Knowing”, “In Dreams” e “Light Haze”. Consigliato. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)
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