RECENSIONI MAGGIO 2025
- ascensionmagazine
- 9 ore fa
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VNV NATION “Construct”
(lp, cd / Anachron Sounds)

I giorni in cui il future-pop furoreggiava sono lontani, ma VNV NATION continua ad essere IL nome di riferimento per questa scena (o quel che ne rimane). “Construct” è il dodicesimo album del progetto di Ronan Harris ed arriva a due anni di distanza da “Electric Sun”. L’epicità di album come “Empires” e “Praise the Fallen” è svanita da tempo, inutile quindi soffermarsi su questo aspetto già ampiamente trattato in passato. Per quanto mi riguarda (preso atto della virata “pop” e di una serie di dischi un po' modesti) con “Noire” (pubblicato nel 2018) era iniziata una rinascita nel songwriting di Ronan ed il trittico che si va ora a comporre con “Construct” ci restituisce un progetto ancora abilissimo nel suo saper coniugare ritmo e melodia, nel solco tracciato attraverso una carriera ormai trentennale. Il risultato è un buon disco, che mette in evidenza brani come “The Spaces Between”, “Station 21”, “Silence Speaks” e “By Your Side”, dove qua e là si possono ancora cogliere gli echi di un meraviglioso passato. Stando a quanto annunciato, il disco dovrebbe essere seguito nei prossimi mesi da un secondo album, intitolato “Destruct”… Non ci resta che attendere. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)

SILVER TEARS “Silver Tears”
(lp, cd / Avant! Records)
Strepitoso omonimo debutto per Silver Tears, duo composto da Damian Shilman e Luca Venezia, rispettivamente membri di Skelesys e Curses! Otto tracce in equilibrio tra synthwave, coldwave, postpunk ed altro ancora. Il disco conquista già con i primi quattro brani (o lato A se siete all’ascolto del vinile): “Again”, “Waste of Time”, “Retribution” ed “Erica” mettono subito in chiaro che siamo al cospetto di un album in grado di appagare tanto chi è alla ricerca di materiale per il dancefloor, quanto chi predilige atmosfere maggiormente introspettive. Concetto ribadito dai primi due brani del lato B: “Remember” ha qualcosa dei Sisters Of Mercy di “Body Electric”, mentre “Hollow” indugia nuovamente sul lato malinconico del disco. Per quanto mi riguarda, un disco da acquistare senza esitazioni e da inserire sin d’ora nella Top 10 delle uscite discografiche per il 2025. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)

SHAD SHADOWS “Wunderkammer Desire”
(digitale)
“Wunderkammer Desire” è il sesto album per Shad Shadows e giunge a due anni dal precedente “Assault” a conferma della prolificità del suo ravennate (che ricordo essere attivo anche come Schonwald). Il nuovo album (al momento, ahimè, disponibile solo nel formato digitale), ci offre dieci brani di conturbante elettronica oscura, una “darkwave synthetica” estremamente sensuale, giocata sull’alternarsi delle voci di Alessandra e Luca che viene ben descritta dalle loro stesse parole “the romance of Goth Music, the high-voltage pulsing of Dark Disco and the cinematic echoes of Synth Wave”. Il disco si apre ottimamente con l’accoppiata costituita da “Wrong Rain” e “Beautiful Crash”, perfetti esempi del sound di Shad Shadows; si prosegue alla grande con “Divination” ed “Human Voices”, tra synths ipnotici e vocalizze che ci proiettano in un caleidoscopio sonoro. In definitiva “Wunderkammer Desire è l’ennesimo eccellente disco per Shad Shadows; si impone una release su supporto fisico!!!
(Recensione a cura di Giorgio Brivio)
THE HORRORS “Night Life”
(lp, cd / Fiction Records)

A ben otto anni di distanza dal precedente “V”, ecco il nuovo album di The Horrors. La band inglese non mi ha mai convinto completamente, ed anche questo disco alterna cose che mi piacciono parecchio ad altre che mi convincono meno. Ma andiamo per ordine… è il primo album per Fiction Records (label di The Cure per intenderci) ed infatti “Night Life” è per molti versi un album “gotico” ed oscuro, in cui la componente elettronica è molto marcata. Nella tracklist svettano “The Silence That Remains” e “More Than Life”, due brani che da soli giustificano l’acquisto del disco: decadente e malinconica la prima, melodica ed assolutamente “catchy” la seconda. Tra le altre cose da ricordare, “The Feeling Is Gone” e “Silent Sister” che riprendono le due anime del disco, mentre “Lotus Eater” risulta un po' prolissa e dispersiva. Insomma, anche questa volta “bene ma non benissimo”. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)
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