RECENSIONI SETTEMBRE 2025
- ascensionmagazine
- 22 set
- Tempo di lettura: 4 min
THE CHAMELEONS “Arctic Moon”
(lp, cd / Metropolis Records)

A 24 anni (!!!) di distanza dal loro ultimo album The Chameleons rilasciano “Arctic Moon”, disco di sole sette tracce che si snoda tra melodie malinconiche ma al contempo energiche e potenti, riff ipnotici ed eterei per uno stile senza tempo che, seppur con tanti, troppi anni di ritardo, li ha portati ad essere considerati uno dei gruppi chitarristici più influenti degli anni '80 e '90 (non verrà mai abbastanza lodato un capolavoro assoluto come “Script Of The Bridge”). Quando esce un nuovo disco dopo così tanti anni, la domanda è inevitabile: ce n’era bisogno? Il precedente costituito da (primo esempio che mi viene in mente) “Gone Away White” dei Bauhaus mi fa affermare senza dubbi che era meglio conservare il ricordo dei vecchi dischi. In questo caso il mio giudizio (spoilero quindi il finale dell’articolo) sarà meno tranchant, ma andiamo per ordine... Il disco si apre con la già nota “Where Are You?” pubblicata nel 2024 nell’omonimo Ep e qui presente in una nuova versione e si conclude con "Saviours Are A Dangerous Thing" (a mio avviso nettamente la miglior canzone del disco), un brano che fonde perfettamente squisite tessiture di chitarra con una solida padronanza di melodia e giochi di parole, racchiudendo al contempo un oscuro messaggio politico. Tra gli altri cinque brani, spiccano la luna (nove minuti!!) "David Bowie Takes My Hand", mentre meno convincenti risultano altri pezzi come “Free Me”, “Magnolia” e “Feels Like The End Of The World” (alto brano che non scherza per durata coi suoi sette minuti). In definitiva, per quanto mi riguarda, “Arctic Moon” è un disco che convince solo in parte, ma forse è colpa mia, troppo forte il mio legame con i vecchi dischi. (Recensione a cura di Giorgio Brivio).
SUEDE “Antidepressants”
(lp, cd /BMG)

Decimo album della discografia di Suede, “Antidepressants” è il quinto della seconda parte della loro vita artistica, ripresa nel 2013 con “Bloodsports”. Se il precedente (ottimo) “Autofiction” era stato definito dalla band londinese “il nostro disco punk”, per il nuovo album si parla (giustamente) di post-punk. Al di là delle etichette, che come sempre lasciano il tempo che trovano, siamo al cospetto di un altro ottimo disco, che sancisce lo stato di grazia ritrovata (ma, a parte i mediocri “Head Music” ed “A New Morning” che avevano chiuso la prima fase della loro carriera, se n’era forse mai andata?) della band inglese. I tre singoli che ne avevano anticipato la pubblicazione (“Disintegrate”, “Trance State” e “Dancing With The Europeans”) avevano già chiarito che saremmo stati al cospetto di un album pronto a ripetere il sound (e probabilmente anche il successo) di “Autofiction” ed anche il resto della tracklist non è da meno: il sound diretto e graffiante di “The Sound and The Summer”, “Broken Music For Broken People”, “Criminal Ways” e la conclusiva, intensa e drammatica “Life Is Endless, Life Is A Moment”, sono altre gemme che impreziosiscono la corona che cinge la testa dei nostri. E’ una stupefacente e meravigliosa “seconda giovinezza” quella degli Suede ed “Antidepessants” è uno dei dischi da non dimenticare per le classifiche di fine anno. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)
LEBANON HANOVER “Asylum Lullabies”
(lp, cd /Fabrika Records)

Cinque anni dopo “Sci-fi Sky”, tornano i Lebanon Hanover, con il nuovo “Asylum Lullabies”, settimo album della loro discografia. E’ chiaro sin dal primo ascolto che siamo al cospetto del disco più ostico e cupo (non che siano mai stati dei cantori della “joie de vivre) del duo formato da William Maybelline e Larissa Iceglass: l’iniziale “Pagan Ways” immerge l’ascoltare in un magma sonoro industrial-rumorista, mentre la successiva “Sleep”, cantata da Larissa, è una ballad minimale e nostalgica. Ancor più dimesse risultano “Torture Rack” e “Frosty Life”. Dobbiamo arrivare a “Waiting List” per poter assaporare dei beats che ci inducano a battere il piedino ed uscire dal torpore; beats che proseguono nella successiva “My Love”, per quanto mi riguarda il miglior pezzo dell’album. Ci pensano le successive “I’m doing this for you” e “Parrots” e riportarci negli abissi di questa ideale “colonna sonora per una visita in una clinica psichiatrica”. L’effetto sorpresa dei primi dischi è svanito da tempo e, a mio modesto parere, i Lebanon Hanover da tempo vivono un po' di rendita; “Asylum Lullabies” è un disco forse anche coraggioso, con la sua assenza di potenziali “hits” ed il suo sound volutamente (oggi più che mai) dimesso e minimale, ma il risultato è piuttosto modesto. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)
SAD MADONA “Amor Hardcore”
(lp, cd / Manic Depression Records)

Sad Madona è il progetto solista di Rémi Lauvergne, attivo dal 2021 ed “Amor Hardcore” è una raccolta di otto brani (di cui due inediti) realizzati tra il 2022 ed il 2024 che approdano per la prima volta su un supporto fisico. Siamo nel campo della synthwave/coldwave più minimale e malinconica (l’iniziale “Blush”), ma che non disdegna momenti maggiormente ritmati e ballabili (si ascolti “Witch Coast”). Nel contesto di un genere ormai ampiamente esplorato e che lascia poco spazio alle variazioni sul tema, un disco assolutamente piacevole. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)
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