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ASCENSION MAGAZINE INTERVISTA SEVENDIALS

  • Immagine del redattore: ascensionmagazine
    ascensionmagazine
  • 23 minuti fa
  • Tempo di lettura: 10 min

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SEVENDIALS

Un corso accelerato sul mondo d'oggi

Intervista di Alex Daniele

 

Entrati nel pieno dell'autunno, con la fine del 2025 (non certo un anno che – non sto parlando di musica – sarà annoverato tra i più felici della storia) ormai alle porte. Un altro anno segnato dalle guerre, dalle morti di migliaia di innocenti (dei quali si è perso il conto), che ripete solamente tutti quegli errori che, se anche i potenti avessero un minimo di cognizione storica, potrebbero non ripetere. “Un corso accelerato sulla catastrofe”: così tre irriducibili della musica post-punk, industriale, gothic e rock, non a caso hanno voluto intitolare l'album di debutto della loro prima collaborazione. A Crash Course In Catastrophe rimane, per il sottoscritto, uno dei migliori album di post-punk evoluto che il 2025 ci abbia donato. Ma d'altronde sarebbe stato difficile che l'unione artistica tra questi tre veterani della musica alternativa sarebbe stata un tonfo nella mediocrità. La voce è quella di CHRIS CONNELLY, un “allora ragazzo” cresciuto a Edimburgo, Scozia, che nel 1986, incontrato Al Jourgensen dei Ministry, decise di trasferirsi a Chicago e dare vita (con o senza Al) a una miriade di progetti, tra i quali, i più conosciuti, i REVOLTING COCKS. La chitarra (e la produzione dell'album) è di MARK GEMINI THWAITE, un altro “allora ragazzo” proveniente dalla Gran Bretagna che, dopo essersi avventurato in diverse band, trova fama per il proprio talento prestato a THE MISSION, TRICKY (Massive Attack), PETER MURPHY, GARY NUMAN e una infinità di altri artisti. La batteria dietro ai suoni aggressivi dei Sevendials, beh, è quella di BIG PAUL FERGUSON, la corroborante ritmica di quei KILLING JOKE che tutti conosciamo. E, ciliegina sulla torta, a pubblicare il disco è l'etichetta di MARTIN GLOVER “YOUTH”, con Paul Raven (che tra le altre cose aveva già lavorato sia con Chris sia con Mark) uno dei due mitici bassisti dello “scherzo mortale”.

Ascension Magazine ha virtualmente incontrato i tre, via e-mail, e (come leggerete qui sotto) è sempre bello, emozionante, avventuroso, sentire parlare qualcuno che di strada nella musica ne ha fatta tanto e senza mai scendere a compromessi.

 

AM: Salve a tutti! Innanzitutto le mie congratulazioni per uno degli album più belli che ho ascoltato nel 2025. Rock, reminiscenze industriali e post-punk, in alcuni passaggi vocali ho persino ritrovato alcuni momenti dell'ultimo Bowie... Un album splendido dall'inizio alla fine, cosa rara di questi tempi, ma... Ma cominciamo dall'inizio! Come e quando è nata l'idea di creare il progetto Sevendials?

Mark Gemini Thwaite: Negli ultimi dieci anni, seppure in progetti separati, abbiamo tutti e tre collaborato tra noi. Come sapete, nel 1992 mi sono unito ai Mission come chitarrista solista quindi, dopo essermi unito alla formazione live di Tricky, nel 2007 ho collaborato con Paul Raven, l'ex-compagno di Paul nei Killing Joke, al progetto Mob Research. Raven e io avevamo già suonato insieme nel 1990 per un possibile rilancio degli Hellfire Club, ma lui finì per tornare nella reunion dei Killing Joke e, ovvio, quindi non fu più possibile. Fu allora, più o meno durante lo stesso periodo, che conobbi Paul Ferguson e stringemmo presto amicizia... Un'amicizia che, nel 2018, mi portò a collaborare con lui al suo primo album come solista “Remote Viewing”. Proprio durante quello stesso periodo stavo collaborando anche con il cantante Chris Connelly per alcuni brani dei Primitive Race, un collettivo di artisti industrial... E fu così che, alla fine, questo ci ha portato tutti e tre a scrivere canzoni insieme. Era il 2020 e, come per molti altri, la pandemia ha messo tutto in pausa per un paio d'anni. Solo nel 2024 abbiamo quindi ripreso in mano la situazione decidendo di completare il disco e pubblicarlo. Rimesso in piedi il tutto abbiamo scelto di chiamarlo Sevendials, un'unica parola che fa riferimento alla zona di Seven Dials, nel centro di Londra.

Chris Connelly: Mark e io lavoravamo insieme in modo informale, adoro le sue composizioni, e da lì è nato tutto. Abbiamo abbozzato qualche canzone durante il Covid, poi, un paio di anni dopo, abbiamo ripreso il tutto insieme a Paul.

Big Paul Ferguson: Non c'è molto da aggiungere se non la mia lode e la mia gratitudine a entrambi per avermi invitato. Mark è un maestro nel creare paesaggi sonori in stili diversi, a parte la chitarra e la produzione, mentre Chris scrive testi fantastici e adoro la sua voce.

 

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AM: Seppure la personalità della band sia molto ben definita, l'album è un alternarsi di paesaggi sonori diversi tra loro. Il coinvolgimento diretto di Big Paul Ferguson, la chitarra di Mark e l'uscita per l'etichetta di Youth ci indirizzano subito verso i Killing Joke (il risultato finale di “Zodiac Morals” potrebbe essere da esempio)... Ma poi arriva la voce di Chris che, riascoltato l'album insieme a un amico, in alcuni momenti ricorda un certo approccio vocale alla Bowie dell'ultimo periodo... Come giustifichereste questo grandissimo mix?

MGT: Immagino che quando mi sono trovato al fianco la potenza di Big Paul Ferguson alla batteria, ossia le fondamenta del groove e dell'energia dei Killing Joke, tutto ciò che ho dovuto fare è stato cercare di inventare qualche riff ispirato a Geordie, e da lì siamo partiti. Sono d'accordo che ci siano alcuni omaggi amorevoli rivolti al lato più melodico dei Killing Joke, forse quelli degli anni ottanta, ma penso che l'album possieda una grande varietà di cose diverse in grado di ampliarne i confini di un certo suono post-punk. Prendiamo come esempio “Wand Whispering”; non sentiresti mai una canzone o un riff come il suo su un disco dei Killing Joke, e neppure la malinconia cinematografica di “Weathervane Days”. Ma, se le stelle si fossero allineate, “Weathervane Days” avrebbe potuto onorare The Next Day di Bowie. Qua e la Chris potrebbe aver evocato lo spirito sacro di Bowie in alcune tracce, come appunto in “Weathervane Days”, ma ha anche una voce unica.

 

AM: Avete dedicato molto tempo alla registrazione di questo album e alla conciliazione delle vostre idee differenti?

CC: Ho lavorato da solo, ognuno di noi ha lavorato per conto proprio. Il mio focus è sempre concentrato sul testo e sulla melodia della mia interpretazione vocale, e se una di queste due cose non mi colpisce subito, beh, allora so che non proseguirò oltre. Ma la musica di Mark e la batteria vulcanica di Paul sono un qualcosa di grande ispirazione; per questo ho lavorato in modo molto veloce!

BPF: È stato difficile non trovare un buon ritmo per i brani che mi sono stati inviati, e le melodie sono vincenti.

 


AM: Immagino che ognuno di voi avesse comunque alcune idee diverse per questo album, per questa o per quella canzone, giusto? Se ho ragione, ditemi come siete riusciti a mettervi d'accordo su cosa fare e come. Avete dovuto scendere a compromessi tra di voi?

CC: Nessun compromesso in realtà. Abbiamo avuto qualche discussione, come per esempio per il nome, il titolo del disco o la grafica... Ma per quanto riguarda il suono, la scelta è stata ovvia. Mark l'ha prodotto e mixato, e secondo me era impeccabile!

MGT: La creazione generale di ogni canzone iniziava più o meno così: inventavo un arrangiamento musicale di base, ad esempio un riff di chitarra o una sequenza di accordi, magari uno schizzo di strofa e ritornello, buttavo giù dei ritmi programmati di base, il basso, magari un po' di tastiere, ecc. Terminato il demo lo mandavo quindi a Chris, il quale si occupava a sua volta di inventare un testo e, in alcuni casi, cambiare qualcosa della melodia. Di ritorno Chris mi mandava dunque altri demo che, di solito, erano già completamente perfetti, e poi io li ri-arrangiavo un po', magari inserendo una sezione strumentale di chitarra, estendendone il finale e cose del genere. Il passo successivo era mandare il demo come ricostruito a Paul che, silenziati i miei beat abbozzati, ci registrava sopra la sua fragorosa batteria direttamente nel proprio studio di casa, suonando insieme alla musica con un clic. Giunti a quel momento Paul mi mandava quindi i suoi file di batteria e, da lì, ne ampliavamo la canzone fino ad evolvere il mix da quest'ultimo passaggio. Alcune sono nate molto rapidamente, come la cover degli Sparks o quella di “Obsession” di Holly Knight, mentre altre hanno richiesto un po' di tempo e una delicata elaborazione.

BPF: Si è trattato di una collaborazione molto organica, ispirata e stimolante fin dall'inizio.

 


AM: “Zodiac Morals”, il brano-lancio dell'album su YouTube, è stato un successo immediato. Raccontatemi qualcosa di più su come è nata questa canzone.

MGT: La cosa è alquanto divertente, perché tutto è nato attorno ad un mio vecchio demo incentrato su un riff di chitarra ascendente dal suono tipicamente “alla Mission”. Un demo, che probabilmente avevo allora composto proprio per i Mission, che mi girava per la testa da anni. Alla fine ho rispolverato quel demo aggiungendoci sopra qualche riff di chitarra un po' più corposi, per poi inviarlo a Paul e Chris per avere un loro parere. Dopo che Paul ci ha aggiunto il suono della sua batteria stridente, quasi alla Bonham, elevando così il tutto ad un'arroganza molto più pesante, ho sentito l'ispirazione di aggiungere nel mezzo una melodia di chitarra alla Led Zeppelin, così da includere un tocco di grandiosità in più al brano. Poi, naturalmente, Chris ha portato, con la sua voce squisita, a un livello epico.

BPF: Adoro il modo in cui Chris flirta con il lato oscuro della psiche umana nei suoi testi. E ovviamente le chitarre hanno quel tocco Zeppelliniano che a me piace un sacco...

CC: Suona come un inno. Penso sia spaventoso, e penso che sia ancora più spaventoso ciò che quel brano mi ha tirato fuori a livello di testo. All'interno della canzone troverete una dualità tra i segni zodiacali, le stelle e “il killer dello zodiaco”. È come una “favola” moderna o un “racconto ammonitore” radicato nei fatti.



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AM: Immagino i Sevendials in concerto come una forza della natura, molto aggressivi e coinvolgenti. Ci sono progetti per un tour? Magari europeo...

MGT: Un tour europeo sarebbe fantastico. Qualcuno ha già tastato il terreno, ma altri progetti ci hanno un po' ostacolato, e poi oggigiorno costa un sacco di soldi mettere in tour una band! Ah, poi ci serve un bassista... chissà se Youth è impegnato?!

 


AM: L'album si apre con una fantastica cover degli Sparks. Qualcosa di molto fuorviante, ma assolutamente efficace e, ripeto, eseguita alla perfezione. Perché questa scelta? E perché QUESTA canzone degli Sparks?

CC: Chi NON ama gli Sparks??? Morrissey, probabilmente. Quando uscì “The Number One Song In Heaven” nel 1979, fu una boccata d'aria fresca, TUTTI la amavamo, punk, ted, soul boys, quindi è stata una canzone divertente da reinterpretare.

MGT: Il suggerimento degli Sparks è stato mio, così come quello per la cover di “Obsession”. In pratica avevamo completato quattro o cinque canzoni e ho suggerito a Chris di pubblicarle come EP, ma lui ha insistito perché andassimo avanti e completassimo un album. Per me un album significa dieci o più canzoni, quindi ho iniziato a suggerire alcune cover per completare l'album più velocemente. Lo so, sono pigro, ma sono sempre stato un tipo da cover sfacciate, mi piace la reinvenzione; e da un paio d'anni avevo un promemoria nel mio calendario di Google che suonava una volta al mese per ricordarmi di registrare una versione pesante di “The Number One Song In Heaven”. Il resto, come si dice, è storia... è successo tutto molto in fretta.

 


AM: Ognuno di voi avrà sicuramente la propria canzone preferita da questo album... Ditemi quale e perché!

CC: “Wolves”, perché i lupi vi strapperanno via la vostra fottuta faccia...

MGT: È difficile sceglierne solo uno perché sono tutti nostri figli, per così dire... A volte dipende dal mio umore del giorno qual è il mio pezzo preferito dall'album. “Zodiac Morals” ha davvero colto lo spirito del tempo di ciò che siamo, ma adoro anche “Wolves” perché è stata la nostra prima canzone completata e ha dato il tono al disco... Poi c'è “Knife Without Asking”, del quale sono davvero soddisfatto del riff di chitarra ispirato a Geordie.

BPF: Leggete la scaletta dei brani...

 


AM: Il titolo dell'album, purtroppo, è molto attuale: “Un corso accelerato di catastrofe”! Come è nato questo titolo? Lo avete pensato di riflesso ai tempi in cui viviamo, oppure no?

CC: Deriva da un testo della canzone “Corrupted Verse”. Penso che tutto ciò che scrivo sia in qualche modo un riflesso dei tempi. “A Crash Course In Catastrophe” suggerisce che le persone continuano a commettere gli stessi errori e che altre persone continuano a “imparare” la lezione sbagliata.

BPF: Non credo che ci sia mai stato un momento in cui la catastrofe non fosse imminente e ora abbiamo raggiunto un punto di svolta in cui lo sconvolgimento delle cose è inevitabile.

 


AM: Che la risposta alla domanda precedente sia stata un “sì” oppure un “no”, è ovvio che viviamo in tempi terribili (con guerre, dittature, discriminazione razziale, persone che affermano di salvare il mondo solo per i propri sporchi interessi economici e molte altre cose negative). Qual è, secondo la vostra opinione personale, la vera "catastrofe" verso cui ci stiamo dirigendo?

CC: Non sono realmente qualificato per rispondere a questa domanda, e nemmeno nessun altro, noi siamo lì, guarda Gaza...

BPF: Nessuno di noi è qualificato per rispondere, ma è davvero necessario spiegare tutte le nostre paure? L'umanità è il nostro peggior nemico.

 


AM: La domanda che sto per porgervi potrebbe apparire retrograda di quindici o vent'anni, ma per me rimane qualcosa di attuale. Internet, come ogni giorno sentiamo dire, si sta rivelando un mezzo pericoloso e distruttivo a livello sociale, politico e relazionale. Internet, l'intelligenza artificiale, ecc... Molti parlano negativamente di questi media. Personalmente io vedo la cosa in un altro modo perché, dietro a Internet come a qualsiasi altra cosa, c'è sempre l'intervento/la mano/la mente dell'essere umano. La vostra opinione?

CC: Quanto sta funzionando esattamente? Le persone sembrano credere a ciò che leggono con sempre più accettazione, quindi finché le persone continueranno a poter acquistare armi e pubblicare i loro stupidi manifesti su Internet e, finché non avremo alcun controllo su questo, vorrei chiederti, chi, esattamente, sta fornendo questo intervento? I miei figli soffrono di blocchi e spaventi nella loro scuola su base troppo regolare, come molti altri, quindi non provare a dirmi che "la mente umana" raggiungerà un livello di buon senso e tutto scomparirà.

BPF: Non ho parole di speranza qui... Faccio musica per osservazione sociale e suono la batteria per tenermi felice. Non ho risposte alla complessità della nostra esistenza. Produciamo, creiamo cose, raramente andiamo d'accordo e litighiamo, creiamo strumenti per aiutarci a combattere... A volte gli strumenti sono utili anche per altre cose.


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AM: Torniamo a parlare di musica... “Whispering Wand” sembra quasi qualcosa di separato dal resto dell'album... Raccontateci qualcosa in più riguardo questa canzone...

MGT: Immagino che questa sia stata colpa mia. È sicuramente iniziata come un riff di chitarra acustica bluegrass, quasi in stile Alabama 3, su cui ho costruito alcuni ritmi elettronici. Tuttavia, una volta che Paul ha aggiunto la sua batteria mostruosa e ho registrato alcune chitarre soliste pazzesche sui ritornelli e ho aggiunto la cacofonia dell'outro, e ovviamente i fantastici testi e la voce di Chris, penso che alla fine sia risultata molto Sevendials. Nella mia mente era anche un cenno al lavoro di Chris nei Revolting Cocks, come per esempio la loro cover paludosa di Rod Stewart.

BPF: Mi piace che questa canzone inizi con un'atmosfera così diversa, davvero paludosa e pesante.

 


AM: Avete già dei progetti per il futuro della band? E a livello personale?

MGT: Come ho già detto, sarebbe bello portare la band in tour, anche solo per qualche concerto, e vedere come si comporta il materiale dal vivo... Penso che suonerebbe benissimo.

BPF: Voglio solo di più.

 


AM: Una domanda che non vi ho fatto e alla quale vi sarebbe piaciuto rispondere?

MGT: Avresti potuto chiedermi se mi sarebbe piaciuto essere classificato tra i 100 migliori chitarristi del mondo, ah ah... Ti avrei risposto: sarebbe una bella cosa!

BPF: Ti metterei lì, Mark!

 
 
 

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