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RECENSIONI NOVEMBRE 2025

  • Immagine del redattore: ascensionmagazine
    ascensionmagazine
  • 55 minuti fa
  • Tempo di lettura: 5 min

 

AUTOMELODI “Cavallo”

(Ep, digitale/Young & Cold Records)

 

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L’Ep “Cavallo” interrompe un silenzio di ben sei anni da parte di Automelodi, il progetto del canadese Xavier Paradis. Edito dalla tedesca Young & Cold Records, l’Ep si articola in cinque tracce che riprendono il discorso esattamente da dove l’avevamo lasciato: synthwave minimale ad alto tasso danzereccio; su tutte svetta la title-track (nella versione digitale disponibile anche in un remix a cura di Ortrotasce), ma non da meno sono “Tout Arracher” e “Riquet Ne Chante Plus”, brani assolutamente trascinanti che ci restituiscono un Automelodi in gran forma. Abbassa il ritmo ma non la qualità dell’Ep la conclusiva “Western Sans Serif”. Nota di merito anche per l’artwork del disco. Per gli amanti delle sonorità “synthetiche” un disco da non perdere! (Recensione a cura di Giorgio Brivio).

 

 

 

CHAOS BLEAK “Assassins of Silence”

(Digitale / Nightbreed Recordings)


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“I Chaos Bleak traggono ispirazione dal primo sound post-punk, prima che i Sisters Of Mercy ne diventassero il modello. Come suonerebbero i Play Dead se si fossero formati nel 2019?” Quelle che avete appena letto sono le parole con cui Trevor Bamford (ex Every New Dead Ghost, Midnight Configuration e Brother Orchid, nonché boss della Nightbreed di Nottingham) definisce il progetto Chaos Bleak. C'è da crederci? Per certi aspetti sì, per altri un po' meno. È un post-punk peso, in prevalenza marchiato a fuoco da chitarre rumorosamente industrial. Ma poi, qua e là, sovvengono atmosfere che si avvicinano non poco al gothic-rock inglese degli anni novanta (come “Wheels of Tomorrow”, la squassante “Valiant Thor” o la stessa apertura con “Emerald”). Il gotico è cambiato, il post-punk è cambiato, il mondo è cambiato. Non male... Poi, nostalgia, i graffi ruvidi della chitarra di Trev (molto END-Ghost) trovano sempre il modo di emozionarmi. Provate a immaginarvi uno scontro frontale tra Play Dead e Nine Inch Nails. (Recensione a cura di Alex Daniele)

 

 

 

CORPUS DELICTI “Liminal”

(lp, cd / Twilight Music)

 

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Tornati ormai da qualche anno sulle scene, con concerti a raffica in ogni angolo del globo, i Corpus Delicti ci propongono addirittura un nuovo album a 30 anni (!!!) di distanza dal precedente…e che disco!!! “Liminal” sorprende per la sua qualità: dieci brani intensi, epici e drammatici come ai bei tempi. Sembra impossibile che sia passato tutto questo tempo, vista la freschezza dei dieci pezzi inclusi nel disco, eppure è così. “Liminal” ci restituisce una band in stato di grazia non solo sul palco ma anche in studio! “Chaos”, “Room 36”, “Crash” ed “Out Of Steam” sono brani che unitamente ai loro grandi classici non mancheranno di scatenare le danze sotto al palco e la formula funziona ancora anche nei brani maggiormente atmosferici e malinconici (la title-track, “It All Belongs To You”). Quello dei Corpus Delicti è un grande ritorno, che porta la band francese a rivendicare la leadership del panorama gothic-rock attuale. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)

 

 

 

THE DARTS “Nightmare Queens”

(lp/cd, Adrenalin Fix Music)

 

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No, sebbene prossimo al suo decimo anniversario, questo gruppo di riot grrrl non lo conoscevo. Le scopro ora, grazie a un amico, e le affronto con “Nightmare Queens”, una compilazione fresca di stampa, costituita da brani estratti da EP e altre uscite attualmente fuori catalogo. The Darts sono il garage-rock tutto al femminile che flirta con il punk, il post-punk, il deathrock e la musica lisergica degli anni '70 di San Francisco e Los Angeles. Potremmo descrivere la musica di queste ragazze come un incesto di Super Heroines, L7, The Doors, The Fuzztones, ma sarebbe superficiale e ingiusto. “Nightmares Queens” è una gran bella raccolta per iniziare a seguire il culto di questa band nata tra l'Arizona e la California (la compilation include anche due inediti nuovi di zecca), ma vi assicuro che, tendendo un ascolto ai loro ultimi album (come “Boomerang” e “Snake Oil”) troverete brani ancora più trascinanti e anche un po' più catchy di quelli qui contenuti. Se si è innamorato di loro Jello Biafra al punto di invitarle in tour con lui, beh, possiamo farlo anche noi. La band sarà in tour in Italia a fine di novembre, non perdetele se potete; vi divertirete! (Recensione a cura di Alex Daniele)

 

 

 

DIARY OF DREAMS “Dead End Dreams – Chapter 1”

(Ep, cd / Accession Records)

 

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Il primo album dei Diary of Dreams (“Cholymelan”) risale al lontanissimo 1994 e trentuno anni dopo siamo qui a parlare del nuovo Ep del progetto capitanato da Adrian Hates, autentica istituzione della scena gothic/darkwave internazionale. Stando a quanto dichiarato dallo stesso Hates, questo sarà il primo di una serie di mini-lp; ad oggi non è stabilito quanti saranno i capitoli di una storia che si esaurirà solo quando l’autore non avrà più nulla da dire. Una discografia sterminata, tra dischi eccelsi (“One of 18 Angels”, “Freak Perfume”, “Nigredo”, solo per citarne alcuni) e capitoli meno riusciti, come è normale che sia, ma sempre all’insegna di una coerenza stilistica granitica a garantire l’acquisto a colpo (più o meno) sicuro per i fedelissimi della band tedesca. Eccoci quindi davanti alle sei tracce che compongono “Dead End Dreams – Chapter 1” (Il titolo è tratto dal testo della canzone “Panik?” dal mini album del 2002 “PaniK Manifesto”) e l’accoppiata iniziale (“Kein Allein” e “The Chemistry of Pain”) spazza subito via ogni dubbio: la tensione drammatica è all’apice, il sound è potente ed ipnotico come ai bei tempi. “Tomorrow’s Past” ci mostra invece il lato più malinconico del progetto. Ottime anche le tre tracce successive. Nessuna novità in casa Diary of Dreams, il sound che li ha resi una delle band fondamentali di questa “scena” è questo, prendere o lasciare. Io vi consiglio di prendere assolutamente! (Recensione a cura di Giorgio Brivio).

 

 

 

RITUAL HOWLS “Ruin”

(lp, cd / Felte Records)

 

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Sesto album per la formazione americana, “Ruin” ne ribadisce il sound assolutamente originale nel contesto di una “scena” (??) spesso appiattita su schemi triti e ritriti. Formula vincente non si cambia ed ecco quindi nove nuovi brani in bilico tra industrial-rock, psichedelia, darkwave e quant’altro. L’iniziale “Follow The Sun” è un brano-manifesto per quanto ho appena scritto e traccia significative coordinate per chi (ahi ahi ahi!) ancora non avesse confidenza con i Ritual Howls. Oscuri ed ossessivi anche nella successiva “Never Leaves You” e posseduti dallo spirito di Michael Gira (Swans) all’inizio di “Bad Idea”, il trio americano suggella con “Digging For My Spirit” e “The Morning” una prima metà di album di alto livello, mentre tra i quattro brani del lato B, menzione per “Enter The Recuser”. Disco dopo disco la band americana ha saputo costruirsi una credibilità che viene ribadita anche oggi con un album che si candida tra le uscite da ricordare nei bilanci di fine anno. (Recensione a cura di Giorgio Brivio)

 

 

 

 

 


 
 
 

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