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Recensione: Artificial Monuments "Illusions Of Identity"

ARTIFICIAL MONUMENTS "Illusions Of Identity" (lp, Dead Wax Records)

E' meritoria l'opera che fanno talune etichette, oggi la spagnola Dead Wax Records, di riscoperta di gioielli semi-sconosciuti. In questo caso non si è dovuto nemmeno andare troppo a ritroso nel tempo, visto che gli Artificial Monuments erano un trio di Copenhagen, attivo tra il 2013 ed il 2015, costretto a porre fine alla loro troppo breve carriera a causa di problemi di salute della cantante Johannah Jørgensen. Quello che è il loro unico disco, "Illusions Of Identity" rimase quindi in uno stato embrionale, per venire poi completato, anche con l'aiuto di altri artisti, nel giro dei successivi quattro anni, per giungere a noi oggi, in edizione limitata a 275 copie in vinile blu trasparente. "Desertion" apre magnificamente il disco: un gioiello di cupa synthwave decadente che non può non rievocare lo spirito dei primi Kirlian Camera, tanto per il sound quanto per la voce di Johannah, che a me, almeno in questo brano, ricorda molto quella di Simona Buja (per chi non la conoscesse, la prima delle varie voci femminili che si sono alternate nel progetto di Angelo Bergamini). "Illusions Of Identity" si articola in dieci ottimi episodi di coldwave/synthwave ora più malinconica ("The Sun Is Anaemic", "Tired Bodies") ora più dinamica e ballabile (l'irresistibile "Cold Lies", "Succumb", oltre alla già citata "Desertion") con anche alcuni strumentali (su tutte l'ottima "Symmetry, Adoration, Loneliness") per un nostalgico viaggio nelle più classiche sonorità sintetiche della prima metà degli anni '80. Un piccolo gioiello che non poteva assolutamente restare chiuso in un cassetto.

Voto: 8,5/10

www.deadwaxrecords.es

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