Recensione: Hocico "Artificial Extinction"
HOCICO "Artificial Extinction" (lp, cd / Out Of Line)
Venticinque anni di carriera, una discografia sterminata... cosa si può dire che già non sia stato detto riguardo gli Hocico? Il duo messicano torna a cinque anni dall'album precedente (escludendo il live In Israele dello scorso anno) con il nuovo "Artificial Extinction", ennesima tappa di un percorso di successo all'insegna dell'harsh-elettro Si parte subito lancia in resta con "Dark Sunday", potenziale hit nel classico stile Hocico; abbastanza sorprendente la scelta di inserire già come seconda traccia la strumentale (e sopratutto minimale) "El Ballet Mecanico"... un cambio di ritmo notevole, come passare da 150 a 30 km/h. La stravagante sequenza si ripete con le tracce 3 e 4: se la title-track torna a far alzare vortiginosamente il numero di BPM, "Blinded Race" è un altro brano strumentale dalle cadenze decisamente lente ed atmosferiche. "Shut Me Down!" segna quindi la terza ripartenza del disco, con la canonica rabbia degli Hocico convertita in energia elettro. Si continua a ballare con il ritmo ossessivo di "Psychonaut" e la rabbia di "Damaged"; "Breathing Under Your Feet" segna una nuova pausa per riprendere fiato dopo tanta furia. dopo la pessima "Cross The Line" ecco arrivare "Palabras De Sangre", unico pezzo dell'album cantato in spagnolo e certamente tra le cose migliori del disco. Chiusura affidata a "Quiet Zone (In Dead Silence)". Da qualche anno a questa parte la mia attenzione/interesse nei confronti del genere harsh-elettro è scesa ai minimi termini, ma trovo che "Artificial Extinction" possa considerarsi un buon disco, seppur in un contesto ormai stra-collaudato e che non ha più molto da offrire; gli Hocico lavorano di mestiere ed essendo pur sempre una band di riferimento del genere, svolgono il compito con scioltezza. Voto: 7/10
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