Recensione: Velvet Acid Christ "Ora Oblivionis"
VELVET ACID CHRIST "Ora Oblivionis" (2cd, cd / Metropolis)
Velvet Acid Christ, alias Bryan Erickson, ovvero uno dei nomi "storici" della scena "elettro-dark" internazionale, attivo sin dai primi anni '90, torna col botto (il precedente "Subconscious Landscapes" risaliva al 2014, seguito l'anno dopo, dai remix del trascurabile "Dire Land") con il nuovo "Ora Oblivionis". Il nuovo album, disponibile come cd singolo o doppio cd, col secondo dischetto ad includere il Volume 5 della serie di rarità "Between The Eyes", suona come una delle migliori realease di Bryan dai tempi dei leggendari album "Calling Ov The Dead" e "Fun With Knives": una micidiale miscela di elettro-industral, techno-trance, cyberpunk ed elettro-dark, per un sound che è anni un vero e proprio "marchio di fabbrica" e che ha generato a sua volta tanti imitatori. Il disco parte a razzo con brani come "Convinction", "Adventures In Babysitting The Antichrist", "The Bullet Wins", sciorinando ritmiche incalzanti, campionamenti vari ed il cantato malato di Bryan, ma non mancano come sempre, i brani atmosferici, dalle atmosfere prettamente "gotiche" (è nota la passione di Bryan per The Cure e la darkwave in genere), ecco quindi l'ottima strumentale "The Colors Of My Sadness", imperniata sul suono del pianoforte, strumento che apre anche la successiva "Twist Of The Knife", salvo poi lasciare il campo ad aggressivi grooves industriali e chitarra elettrica; voce femminile, lingua tedesca e cadenze techno/industrial caratterizzano "Wrack". Anche "Trash" parte in maniera delicata, con pianoforte in primo piano, salvo poi evolversi in un altro tormentone elettro-industrial, rivelandosi una delle migliori tracce dell'album. "Romero" abbassa i toni; un'altra bella ballata elettro-dark condotta dal pianoforte su cadenze malinconiche per voce femminile. Sulle stesse coordinate onirico/notturne si sviluppano "Conjuro", che dà spazio alla lingua spagnola e "Pill Box". Tracklist completata dalle atmosfere quasi trance di "Cog" (il pezzo che meno mi piace del disco) e la conclusiva, strumentale, "Not Of This Earth". A dispetto del passare degli anni e dei suoi (superati) problemi con le droghe, Bryan Erickson dimostra di essere ancora in grado di saper produrre ottima musica: il marchio Velvet Acid Christ è ancora una garanzia per i fans dell'elettro-industrial contaminato col gothic. Voto: 8/10
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