Recensione | NAUT: "Semele"
NAUT
Semele
(CD/Cassetta/Digitale, Shattered Spire)
Un anno dopo l'esordio in vinile con “Raise The Lights”, la band di Bristol rilascia un secondo EP che, ancora più del debutto, è uno scintillante incontro/scontro tra anni ottanta e novanta. Il tutto come scritto in termini strettamente gotici e post-punk tra Killing Joke, The Sisters Of Mercy, Rosetta Stone e The Wake, ma alla luce di un'irruenza alquanto inconsueta per un gruppo che nel 2019 affronta certi suoni. Numero dei pezzi: tre come la perfezione, tre come quelli di una band di trent'anni fa che (prima di immergersi nella registrazione di un disco a lunga durata) si proponeva al pubblico con EP e 45 giri dove ogni singola canzone era essenza della propria personalità. La partenza è di quelle con il botto, con una title-track dalle sonorità possenti, le ritmiche trascinanti e una voce urlata, straziante, combattente. Galoppata serrata tra gothic, post-punk e hard-rock anni ottanta: “Semele” lascia immediatamente il segno. La successiva “Spirit Horses” è “lievemente” più intima, meno abrasiva, ma altrettanto degna di lodi. Chiude il tutto, per meno di un quarto d'ora di ossessioni diaboliche, la goticissima “Reprise”, song molto vicina all'oscurità gotica dei primissimi The Sisters Of Mercy. Poche canzoni, poche parole, ma un grandissimo pathos e (cosa rara) uno di quei pochi momenti del 2019 in cui il gothic-rock sembra avere ancora qualcosa da dire. Voto: 9/10
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