Recensione | RED MISHIMA "Red Mishima"
RED MISHIMA
Red Mishima
(CD/Digitale, Swiss Dark Nights)
Contrariamente al nome della band e alla copertina del CD: è il violetto, non il rosso, il colore che contraddistingue le movenze dietro questo debutto. Esperti nel taglia e cuci delle sonorità post-punk più dolci degli anni ottanta, tra le gesta dream-pop di matrice 4AD e le song più “morbide” dei Banshees dell'epoca di mezzo, i Red Mishima confezionano un primo album che, senza infamia e senza lode, suona gradevole, delicato, sognante, omogeneo e “composto”. Spostando le lancette del tempo indietro di trentacinque/quarant'anni, certo, un brano d'apertura come “Oblivion” (gran bel vibrare tra corde tese, aritmie post-punk rallentate e una splendida voce femminile capace di farsi luce tra le tenebre del sound) sarebbe stato d'auspicio per un album destinato a divenire un manifesto del genere. Forzato a parlare nel presente, mi trovo però costretto a definire l'esordio dei Redf Mishima come “un gran bell'album” e nulla più che questo. Perle dark-rock come “Marion” o “These Shadows Remain” meriterebbero (insieme alla già citata “Oblivion”) di sollevare consensi unanimi tra gli estimatori di Banshees, Faith & The Muse, Mephisto Walz e Autumn ma, con tutta la musica che è già passata sotto i ponti, la proposta della band bolognese rischia di perdersi nel mare di overload da internet, bandcamp, spotify e social network odierno. Il mio consiglio per chi legge è di ascoltare questo album senza preconcetti, con lo stesso stato d'animo (di stupore o di consuetudine) con cui ogni anno si accoglie lo sbocciare del primo fiore di primavera. Voto: 7,5/10
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