Recensione: Morrissey "I'm Not A Dog On A Chain"
MORRISSEY “I’m Not A Dog On A Chain”
(lp, cd / Etienne, BMG)
"Listen Without Prejudice", il titolo di un vecchio album di George Michael è la migliore introduzione possibile alla recensione del nuovo disco di Morrissey, artista che ultimamente ha fatto parlare sin troppo di sè, per motivi che hanno poco o nulla a che vedere con la musica. Invito dunque il lettore a mettere da parte questioni “ideologiche” e concentrarsi solo sull’aspetto musicale "I'm Not A Dog On A Chain" (il titolo è già una dichiarazione programmatica), è il tredicesimo studio-album di Morrissey e ce lo consegna in gran forma, (il disco sta ricevendo mediamente recensioni positive) a livelli certamente superiori rispetto ai due album precedenti (non considero nel mio conteggio l’album di cover “California Son” pubblicato l’anno scorso). Sempre più calato nella dimensione di “popstar” a tutto tondo (anche a livello fisico), Moz sperimenta, (sotto la spinta del produttore Joe Chiccarelli) in questo disco anche nuovi territori musicali (ad esempio, il quasi synth-pop di “Once I Saw The River Clean”, uno dei pezzi che preferisco del disco), senza ovviamente perdere il gusto per la polemica ed il coraggio (incoscienza?) di dire ciò che pensa senza fare troppi calcoli. L’album si apre sulle note di “Jim Jim Falls”, perfetto “opener”, brano dalla melodia immediata, arioso e convincente dal primo ascolto; “Love Is On Its Way Out” ha un testo bizzarro ma pregevoli intrecci armonici che la fanno crescere ascolto dopo ascolto. Eccoci quindi all’ottima “Bobby, Don’t You Think They Know?”, dove Moz duetta con Thelma Houston, per un brano con venature soul che sembra provenire direttamente dagli anni ’60 e da un mondo tanto caro a Morrissey. Una grandissima interpretazione vocale dei due, tra assoli di organo Hammond e sax! La title track, come palesato dal titolo, è il pretesto per togliersi qualche sassolino dalle scarpe (I am not a dog on a chain I use my own brain I can turn the conversation off, I'm too clever to be robbed”…. I am not a dog on a chain I use my own brain, I do not read newspapers they are troublemakers”), il tutto supportato da una linea melodica che vede la sdolcinatezza iniziale evolversi in una grintosa declamazione d’indipendenza intellettuale. “What Kind Of People Live In These Houses?” ha l’aria sbarazzina di certi pezzi degli Smiths, “Knockabout World” e “Darling I Hug A Pillow” sono forse un po' manieristiche ma comunque deliziose e ci conducono alla già citata “Once I Saw The River Clean”, uno dei pezzi più innovativi dell’album, con questo sound “sintetico” che è una novità assoluta per Moz. Ottima anche “”The Truth About Ruth” mentre appesantisce il disco la prolissa e sperimentale “The Sound Of Music”; chiusura affidata ai toni malinconici di “My Hurlings Days Are Done”. A livello artistico Morrissey ha ancora molto da dare e “I’m Not A Dog On A Chain” risulta essere il suo miglior lavoro dai tempi di “Ringleader Of The Tormentors”. Voto: 7,5/10