Recensione: Then Comes Silence "Machine"
THEN COMES SILENCE - Machine
(cd, lp Oblivion / SPV GmbH / Metropolis Records)
I Then Comes Silence sono un gruppo svedese a metà tra rock, post-punk, deathrock e darkwave con base nella fredda Stoccolma. Alex Svenson, sia alla voce che al basso e le tastiere, Jonas Fransson alla batteria, e Hugo Zombie e Mattias Ruejas Jonson alle chitarre. "Machine" è il loro atteso nuovo lavoro, il quinto dopo l'ottima promessa che è stato il precedente "Blood" publicato dalla Nuclear Blast. Registrato e prodotto dal cantante Alex Svenson e missato da Stefan Glaumann è uscito il 13 Marzo 2020 per la tedesca Oblivion / SPV GmbH e l'etichetta Metropolis Records in America. Hanno da sempre avuto un seguito abbastanza folto e il passaggio a un altra di quelle etichette più grandi era l'altro passo nella loro evoluzione musicale. L'artwork è stato curato dal batterista Jonas Fransson assieme ai membri del gruppo. Apre il disco "We Lose the Night", singolo che anticipava l'album e pubblicato il 10 Gennaio 2020. Un pezzo dalle atmosfere quasi dance con una magistrale progressione di accordi e quella batteria che sferza ritmi a metà tra la disco dance e il tribale che ne caratterizza lo stile. Forse se i New Order non avessero cambiato nome... Quell'atmosfera piena di 'romanticismo decadente' nei testi dell'intero album comincia da qui. Segue un brano dalle forti tinte post-punk e post-grunge, "Devil", dove se qualcuno avesse mai pensato di fondere nello stesso pezzo tutti i nervosismi di Christian Death, Bauhaus, Red Lorry e Joy Division ... beh sarebbe arrivato giusto in tempo. Quella ventata di originalità nel mescolare le carte da quello stesso mazzo che ha quant'anni non è da molti. Forse il mio pezzo preferito. "Dark End" prosegue sempre con quelle sue atmosfere cariche dalle melodie accattivanti. Stavolta un suono molto simile alla versione dei Sound più ossessivi e i primi Editors la fa da padrone con la chitarra che canta le melodie assieme alla voce calda e intensa di Alex Svenson. Se dovessi desrivere a parole quel suono delle chitarre distorto ed effettato, sarebbe qualcosa tra la psychedelia noise e il rockabilly con quel carattere molto vicino ai reverberi a molla.Un altro pezzo preferito? E questo sarebbe già il secondo. Un intro di basso saturato e una batteria minimale con la cassa dal sapore minaccioso, come un tuono prima della tempesta apre le atmosfere sinistre del pezzo successivo: "I Gave You Everything". Qui c'è tutto lo stile cupo dei dischi precedenti. Se proprio devo accostarli a qualche gruppo direi che una manciata di Bauhaus e stoner rock ipnotico e oscuro potrebbe rendere abbastanza l'idea. Il pezzo si ferma all'improvviso lasciando quella sensazione di non volere che sia già finito. Un altro pezzo preferito. Un ritmo industriale e minimale figlio del post-punk più scarno ("She's Lost Control") si fa apprezzare parecchio in "Ritual" con Karolina Engdahl alla seconda voce. Pubblicato il 7 Febbraio 2020 come secondo singolo che ha anticipato l'album, qui la cassa è un pugno allo stomaco. Ipnotico e ripetuto. Il carattere pieno e compressato dà un forte carattere ai suoni del disco. I Christian Death di "Catastrophe Ballet" riaffiorano dalla scatola dei ricordi. Così dannatamente passionali e gotici. Un altra conferma. Una bella melodia cantata a due... e anche questo un altro ennesimo pezzo preferito. "Apocalypse Flare", il terzo singlo che precedeva l'album e pubblicato il 28 Febbraio 2020, continua in quello stile ballabile dai toni decadenti e oscuri tipico dei dischi precedenti e che qui strizza l'occhio al pop-post-punk-rock degli Editors. Degno di nota il video tintarella-sul-deserto dalle ambientazioni nichiliste e apocalittiche. I suoni qui si fanno più rarefatti rispetto ai primi lavori. I ritornelli assassini delle chitarre e della voce tengono sempre alta la qualità della musica sul disco. Proprio quando credevo di aver finito di collezionare più pezzi preferiti nello stesso disco costringendomi ad ascoltarlo dall'inizio alla fine come facevo una volta ecco spuntare la luce di una nuova alba: "W.O.O.O.U." Dire che è un pezzo che dà i brividi mantenendo quella buona dose di adrenalina è forse quello che potrebbe descriverlo al meglio. La melanconia dei Joy Division, Chameleons, Red Lorry Yellow Lorry, Christian Death... sono tutti li dentro fusi magistralmente nella stessa canzone. "In Your Name" è il seguito ideale di "Ritual" con quel suo approccio a due voci. Qui atmosfere orientali unite al ritmo ossessivo del basso e della batteria aleggiano sui tappeti delle armonizzazioni della chitarra. Il finale alla Dead Can Dance prima maniera sembra trasportare lentamente tra rovine abbandonate in un deserto di cenere nera senza neanche accorgersene. Magistrale. La chitarra minacciosa di "Glass" introduce un altro pezzo velato da atmosfere dissonanti. Minimale e sparso al punto giusto con quel suo ipnotico ancestrale botta e risposta tra le due chitarre. C'è parecchio di loro bravura in questo pezzo. E c'è anche tutto il lato 'maudit' dei Virgin Prunes, Christian Death e Bauhaus. Un altro preferito. "Kill It" porta una piacevole svolta wave anni ottanta al disco. Ma con un approccio più rock e moderno al quale Chameleons e U2 potrebbero benissimo fare capolino tra le influenze con quello stile antemico. Chitarre atonali, rade e distanti, un ritmo meno lento e potente accompagnato da una voce elegante e interrogativa. Hanno fatto davvero un bel lavoro di produzione e qui si riesce a sentire tutta. Ancora quelle chitarre che cantano sul ritmo carico e pesante della batteria assieme al wah wah della chitarra. Chiude il disco "Cuts Inside" nello stile che ho imparato ad amare dei Then Come Silence con quel suo groove ballabile e funkeggiante pieni di energia che si sposa con le note essenziali del basso in maniera impeccabile. Quel retro gusto che rimanda alle atmosfere dei Mission poi non guasta proprio. La ciliegina sulla torta che era già buona di suo. Un altro ritornello dal forte sapore grigio che ancora una volta non lascia prigionieri. E un altro pezzo preferito dannazione. Hanno sfornato un altro bel disco. Di pezzi preferiti ce ne sono davvero tanti, e questo è quello che conta. Speriamo di rivederli presto dal vivo. Voto: 9/10
https://thencomessilence.bandcamp.com/album/machine