Recensione | Hada : "Abrahadabra"
HADA
Abrahadabra
(CD/Digitale, Swiss Dark Nights)
Le origini della parola “abracadabra” sono tante e confuse: unica cosa che tutti sappiamo è che si riferisce a qualcosa di magico e soprannaturale. E “magica”, ma terrena, è la musica dei greci Hada: una musica che sa di tradizioni antiche, riti ancestrali, ma anche sperimentazione moderna. Stiamo parlando di una collection di ballate struggenti, interpretate da una celestiale heavenly voice, che si muove all'interno di quello spazio indescrivibile che sta tra il terreno e il soprannaturale, tra l'Antico e il Nuovo, tra il folk dei Clannad e il gotico etereo di Cocteau Twins e Dead Can Dance. “Ataraxia”, decisamente il capitolo più oscuro e sintetico di “Abrahadabra”, è un nero bijoux incastonato nell'argento di una luna piena che si rispecchia sulle acque del Pireo. “Butterfly”, deliziosa sonata senza tempo, è la magia di un serale sognare con la musica dopo una giornata da dimenticare. Mai monotoni, abili nel giostrare il suono tra tempeste dark-ambient (senti “Mysteria Amoris” o l'incipit di “Little Lilies”) ed evocazioni di musica antica, gli Hada possiedono tutte le doti per colmare quel voto etereo che manca dagli anni d'oro delle edizioni dell'americana Projekt. Voto: 8,5/10
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