Recensione | Hammershøi : "Hammershøi"
HAMMERSHØI
Hammershøi
(CD/Digitale, Swiss Dark Nights)
Che la Swiss Dark Nights fosse una label di larghe vedute musicali ce l'aveva già dimostrato più volte. Dal gothic-rock granitico di Burning Gates e Long Night al post-punk chitarristico di Tanks And Tears e Lost On Me, dalla frizzante darkwave di Ash Code e Hapax sino alle tortuose sperimentazioni di Dear Deer e Death Loves Veronica: la SDN non ci ha mai fatto mancare di nulla. Questa volta però, fulmine a ciel sereno, il mastermind Valecchio Lovecchio ha scelto di andare oltre e uscire un pochino dal seminato dell'etichetta. “Hammershøi” è la prima pubblicazione electro-body-music licenziata dalla label elvetica. Dico “electro-body-music” anziché “EBM” perché, così come ci ha insegnato la storia, con questa abbreviazione è finito col definirsi un calderone in cui sono confluiti generi elettronici tra i più disparati, spesso fin troppo avvezzi alle musiche da rave. Dunque niente agro-tech, niente future-pop, niente IDM e niente techno-music da rave, ma un'elettronica da ballo di vecchia maniera sorretta da battiti secchi tra Nitzer Ebb, Front 242, e la cara scuola belga degli anni ottanta. A caratterizzare il suono della coppia di Rouen è soprattutto il retrogusto wave tra neue-deutsch-welle e prime opere robottiche di Die Form, con l'alternanza tra voce maschile e femminile che risulta sempre un'arma efficace... soprattutto se in lingua francese! “Cathédrales”, con la sua corposa electro-body-music stravolta dagli urletti della voce femminile è quasi al confine con il synth-punk. Da tenere sott'occhio (anzi sott'orecchio) anche per chi è poco avvezzo a sonorità EBM e affini. Voto: 7/10
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