INTERVISTA: EAST WALL
Il progetto musicale East Wall, nasce da un’idea del musicista Fabrizio Chiari, che nel 1981 decide di cercare la propria strada espressiva discostandosi dai Kirlian Camera, che pochi anni prima, insieme agli amici Angelo Bergamini e Mauro Montacchini, aveva creato.
“East Wall”, muro dell’est: Chiari vuole dare un significato ambivalente e profondo alla scelta del nome; qualcosa di oscuro e nascosto oltre lo sbarramento; divisione irreparabile e definitiva, ma anche ciò che è possibile far affiorare spaccando con forza le barriere e scegliendo idee e orizzonti inesplorati, tra macerie e paesaggi immaginifici. Questo si propone Fabrizio Chiari, ispirandosi alla musica elettronica europea, con particolare riferimento a quella tedesca e alla New wave post Punk.
E’ il 1984, quando per gli East Wall si apre l’orizzonte oltre il muro, con l’uscita del singolo “Eyes of glass”, brano prodotto dalla No Comment, distribuito in l’Italia dalla Contempo Record e in Germania, dove otterrà un notevole successo, dall’etichetta tedesca ZYX. “Eyes of glass” ottiene un buon riscontro di vendite e critica anche in Italia, ed entra nei primi dieci posti nelle preferenze di Rockerilla. Con il cambio di vocalist, da Wilma Notari a Tiziana Wells, si arriva a "Silence" LP del 1992 (Toast Records): Tiziana diviene fin da subito lo spirito e l’inconfondibile timbro vocale e sonoro del gruppo: grazie al suo apporto, gli East Wall cambieranno gradualmente il loro repertorio.
Facciamo due chiacchiere con Fabrizio e Tiziana, in attesa della pubblicazione del loro nuovo album previsto a breve.....
1. Parlami del nuovo album in uscita: le tue motivazioni a riprendere in mano il progetto….
Circa dieci anni fa ci siamo messi al lavoro per un nuovo album, che sarebbe dovuto uscire con il titolo “Indaco”.
E' stato un lavoro lungo e intervallato da alcuni periodi di pausa. Poi, circa un anno e mezzo fa, quando ormai l'album era pronto per la stampa, ci siamo accorti che non corrispondeva più alle nostre nuove idee e intenzioni, sia musicali che stilistiche. Abbiamo quindi accantonato, senza remore, nonostante il tempo e la fatica di anni, il progetto, che tuttora rimane, seppur finito in ogni suo minimo particolare, chiuso in un cassetto.
Le nuove idee e i nuovi stimoli maturati nel frattempo, hanno fatto sì che ci mettessimo subito all'opera per la creazione di un nuovo disco, che del vecchio progetto, per questioni anche affettive, mantiene solo il titolo: “Indaco”. L'intenzione era quella di elaborare qualcosa che fosse, in tutto e per tutto, nostro, senza l'ausilio di arrangiatori, turnisti e produttori esterni. Ci siamo soltanto avvalsi della collaborazione e dei preziosi consigli di Mauro Casappa, un musicista che già in passato, seppur per breve tempo, aveva collaborato con noi.
2. Fare musica negli anni 80-90 e ora, differenze dello show businness
Naturalmente lo scenario dello show business attuale è completamente cambiato, rispetto a 30-40 anni fa. Per certi aspetti alcuni meccanismi si sono addirittura invertiti: se prima, ad esempio, si organizzavano concerti per promuovere un disco, adesso sta accadendo il contrario, per cui i dischi, visto anche il mercato discografico in grande difficoltà, con l'avvento del digitale e della diffusione via internet, servono soprattutto per promuovere i concerti. Noi, pur non facendo per scelta concerti dal vivo, siamo tuttavia avvantaggiati da una sorta di “fedeltà”, da parte di un pubblico che ci segue da decenni, in verità non particolarmente consistente ma pur sempre significativo.
3. La vostra anima italo disco degli esordi è cambiata in che maniera o verso cosa?
Siamo dell'idea che chiunque si dedichi ad una qualsiasi attività artistica, che sia musicale, letteraria o figurativa, debba sempre avere coscienza del periodo in cui si trova, sia rispetto a ciò che sta accadendo nel presente, sia nei riguardi del passato. Così, ad esempio, come non avrebbe senso adesso dipingere seguendo pedissequamente lo stile di un Caravaggio, allo stesso modo non avrebbe senso, per noi, comporre brani seguendo cliché appartenenti al passato, anche se relativamente recente. In questi anni abbiamo continuato ad ascoltare e a confrontarci con le nuove istanze e generi musicali, e questo, inevitabilmente, ha prodotto in noi dei cambiamenti. Con ciò non vogliamo dire che ci siamo lasciati influenzare da un genere rispetto ad un altro, ma abbiamo sempre cercato di mantenere intatta una nostra personalità; un tratto stilistico che ci appartiene, nel quale ci riconosciamo e che ci contraddistingue.
4. La strumentazione e il metodo, cosa é cambiato rispetto a prima
Sotto questo aspetto, almeno per noi, c'è stata una vera e propria rivoluzione: se prima usavamo solo strumenti elettronici o elettroacustici, l'avvento delle nuove tecnologie informatiche, ha fatto sì che adesso, a parte qualche rara eccezione, tutto venga composto ed elaborato al computer. Siamo coscienti che molti nostri colleghi stanno tornando all'uso dei vecchi sintetizzatori e drum machines, soprattutto analogici, ma questo ci sembra più che altro una moda. Esistono infatti, attualmente, delle versioni software di strumenti straordinari che in passato non ci saremmo mai potuti permettere, che con una buona scheda audio e qualche effetto, riescono a dare una resa sonora davvero impressionante, senza contare le possibilità di ricerca sonora che questi strumenti, seppure virtuali, offrono.
5. Come nasce una canzone east wall nel 2020.
Non abbiamo una regola precisa riguardo il nostro modo di lavorare: a volte Tiziana trova, per conto suo, una linea melodica con un testo più o meno compiuto; la canta accompagnandosi con la sua tastiera, invero più simile ad un giocattolo che ad uno strumento professionale, me la spedisce via mail e io mi occupo di comporne l'arrangiamento. Altre volte l'idea parte da me: lavoro su alcuni ritmi e riff d'accompagnamento e una volta ottenuto un risultato soddisfacente, le spedisco la base e lei si occupa di comporre la linea vocale. Poi ci troviamo nel mio laboratorio musicale e mettiamo insieme il tutto. Infine, il lavoro di registrazione, di finitura, mixaggio e masterizzazione, viene effettuato in uno studio professionale.
6. Parlami del tuo studio sperimentale a Parma e con chi collabori.
Circa tre anni fa, dalla ritrovata collaborazione con Mauro Casappa -da diversi decenni musicista e ricercatore musicale e sonoro, con una ultratrentennale esperienza nella composizione di colonne sonore per il teatro e la danza - è nata la passione per gli strumenti elettronici usati a metà degli anni '50 , presso lo Studio di Fonologia della Rai di Milano e di Colonia.
Mauro, infatti, da diversi anni colleziona e utilizza vecchi oscillatori a valvole, filtri, modulatori e registratori a nastro d'epoca. Il fascino di queste apparecchiature, inizialmente concepite per analisi e calibrazioni di misura in radiotecnica, ci ha portati ad indagare i metodi e le modalità di approccio alla musica elettroacustica all'epoca delle sperimentazioni sonore condotte da compositori come Karlheinz Stockhausen, Bruno Maderna, Luigi Nono, John Cage e Luciano Berio.
Al momento non abbiamo ancora realizzato delle vere e proprie composizioni con l'ausilio di queste apparecchiature, ma prevalentemente esperimenti per indagarne le specificità e i possibili utilizzi, anche in situazioni ibride, vale a dire associandole a processori del suono di più recente costruzione.
Il laboratorio, oltre ad ospitare le suddette apparecchiature e i vari computer da noi utilizzati quotidianamente, è anche un curioso ricettacolo pieno zeppo di oggetti che o emettono un suono, o una luce, o entrambe le cose.
Tutto questo,con le sue pressochè infinite potenzialità, viene da noi definito “L'Universo del Possibile”.
7. Quali sono i vostri ascolti e se apprezzi la musica attuale.
In questi ultimi tempi ci sono capitate alcune occasioni di comporre musiche per il teatro e per alcune letture poetiche. Questo ha comportato per noi un'apertura verso altri generi musicali e altre sonorità; ma, soprattutto, le necessità sceniche e poetiche ci hanno portato ad abbandonare completamente il genere della canzone, pur non rinunciando completamente all'uso della voce. Ci sono stati molto utili, per questi lavori, alcuni suggerimenti stilistici di alcuni musicisti che ascoltiamo da diverso tempo, come Ben Frost, Scott Gibbons, Tim Hecker, Alva Noto, ma anche riferimenti a musicisti storici del genere elettronico come Brian Eno, Tony Conrad e Eliane Radigue.
8. quali sono i temi del nuovo album e cosa rappresentano
In questo nuovo album gli argomenti che abbiamo affrontato vertono soprattutto su tematiche intimistiche e personali; pensieri legati a persone care, come una sorta di dediche e di inviti al ricordo. Ma c'è anche un brano ispirato a questa nostra patria: l'abbiamo sentito fortemente, quasi come un debito sacro verso la terra che ci accoglie, con tutta la sua bellezza e, al tempo stesso, sofferenza.
9. il mondo live t’interessa ancora
Abbiamo già risposto a questa domanda dicendo che, almeno per ora, non intendiamo intraprendere la strada delle esibizioni live. Qualora se ne presentasse l'occasione, valuteremo in base al luogo e alle condizioni che ci verranno proposte. Ma per ora questo non rientra tra le nostre priorità.
10. l’estetica é importante per voi?
Ovviamente dipende da cosa si intende per estetica, se si tratta di un mero fatto esteriore, legato al look, ad esempio, o all'immagine esteriore, è da tempo che la questione non c'interessa più, anche, oggettivamente, per questioni di età e per non cadere, come talvolta succede ad altri musicisti che hanno superato i sessanta, in stereotipi che ripropongono ad aeternum l'immagine di una giovinezza poco credibile e, per questo, triste e tragica. Se invece per estetica s'intende la volontà di proporre sempre qualcosa in cui crediamo e nel quale ci riconosciamo, allora sì, l'estetica per noi è importante. Così come è importante, seppure ad un livello minore, la cura nei dettagli, non solo nella rifinitura dei nostri brani, ma anche nella veste estetica che hanno la grafica e i materiali con cui curiamo la confezione dei nostri dischi.