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Recensione: Death In June "Nada-Ized"

DEATH IN JUNE “Nada-Ized”

(cd, NER)



Per un motivo o per l’altro, non esiste disco di Death In June che non susciti polemiche e discussioni. Non poteva sottrarsi alla regola il nuovo “Nada-Ized”, rilettura in chiave elettronica di undici brani della Morte In Giugno a cura di Douglas P. e Miro Snejdr. E’ un disco fondamentale? Certamente no. E’ un’operazione per raccattare soldi? Certamente sì (ma c’è qualcuno che fa dischi per non venderli?). In tal senso trovo più discutibili le infinite ristampe e certo merchandise realizzato da Douglas. Gli scandalizzati hanno storto il naso soprattutto per la versione “quasi techno” di “Heaven Street”, ma a mio avviso questo è l’unico brano che possa giustificare l’accusa di “sacrilegio” e risulti decisamente sconfitto dal confronto con la versione originale; il resto della tracklist, proprio perché incentrato su brani di un periodo di indiscutibile declino dell’ispirazione compositiva di Douglas P., è assai meno peggio di quanto vi venga raccontato da alcuni recensori. Dirò di più, a mio avviso certi brani suonano meglio qui che nelle loro versioni originali (“Their Deception”, “Wolf Rose”, “The Trigger” e l’ottima “Last Europa Kiss”, brano che chiude l’opera). Disco solo per completisti e/o curiosi, ma certamente non da demonizzare.

Voto: 6,5/10(Recensione a cura di Giorgio Brivio)

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