Recensione: Gary Numan "Intruder"
GARY NUMAN “INTRUDER”
(2lp, cd, digital download / BMG)
“Intruder” ovvero, “Savage – secondo atto”; questa potrebbe essere in maniera sintetica ed ovviamente semplicistica, la descrizione dell’ultima fatica di Gary Numan, nume tutelare della new-wave sin dai primissimi anni’80, passato poi ad abbracciare il verbo dell’industrial rock “alla Nine Inch Nails” (si ascolti, tra le altre, “Saints And Liars”). Già dalla copertina notiamo le affinità tra il nuovo disco ed il suo predecessore di tre anni fa: il look post-apocalittico di Numan è lo stesso, ma virato dai toni sabbiosi del deserto ad un nero che meglio si adatta al gusto estetico della maggior parte dei suoi fans mentre gli arrangiamenti “arabeggianti” di “The Gift” fungono da ideale trait-d’union tra i due album. In generale, le tredici tracce che compongono “Intruder” spaziano da brani dalle strutture epiche e solenni, che si adatterebbero benissimo come soundtrack cinematografiche, a pezzi dove appunto la formula “sintetica” del musicista britannico si contamina con le chitarre di derivazione “industrial”. Tutto ciò fa di “Intruder” un buon disco ma che suona tanto di “già sentito”, ricordando forse un po' troppo quanto già proposto da Numan nei suoi più recenti lavori. I brani da ricordare non mancano (“Intruder”, “The Chosen”, “I Am Screaming”), produzione e suoni sono curatissimi, ma la sensazione del “deja-vu” è forte e va ad inficiare il giudizio finale. Voto:7/10 (Recensione a cura di Giorgio Brivio)
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