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Recensione: Ritual Howls "Virtue Falters"

RITUAL HOWLS “Virtue Falters”

(lp, cd / Felte)



Chi si lamenta costantemente dalla mancanza di originalità delle nuove bands forse non ha mai ascoltato un disco dei Ritual Howls. La band di Denver effettivamente non è così “giovane”, visto che è attiva da undici anni ed il nuovo “Virtue Falters” è il suo quinto album, ma è comunque un ottimo esempio di chi ha saputo sviluppare un sound personale ed immediatamente riconoscibile. I più lo catalogano come “industrial-rock”, ma questo è il classico caso, in cui è difficile spiegare un certo tipo di musica a chi non l’abbia mai ascoltata. Le otto tracce del nuovo disco riprendono quindi il discorso interrotto col precedente “Rendered Armor” (2019), sviluppando anche questa volta un mood evocativo di paesaggi rurali desolati o post-industriali (emblematico il titolo dell’iniziale “Dark Ceiling in Tennessee”): un viaggio attraverso gli Stati Uniti più oscuri e “lynchiani”. Non a caso è’ stato già detto (e concordo pienamente) che i brani del trio americano si presterebbero perfettamente ad un certo tipo di cinema ed il concetto è valido anche oggi. Detto del brano che apre l’album, anche le altre sette tracce sono ottime (“Kneel For Instruction”, “Barely A Shadow”, “Goodnight Reason”, giusto per citarne alcune): un disco senza filler che convince dall’inizio alla fine, dove si chiude in bellezza con la furia iconoclasta di “Cauterize My Eyes”. “Virtue Falters” è uno dei dischi dell’anno! Voto: 8,5/10 (Recensione a cura di Giorgio Brivio)

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