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Recensione: ROSETTA STONE "Cryptology"

ROSETTA STONE “Cryptology”

(cd, vinile, download digitale / Cleopatra)



Se mai avessi dovuto usare il termine pop goth quando solo il pensiero avrebbe fatto rabbrividire tre quarti di quelli con le scarpe a punta, i ROSETTA STONE degli anni ‘90 sarebbero stati tra quei gruppi che assieme ad altri ne possedevano quei naturali toni pop e rock. E senza forzature.

Il fan club, la newsletter, le edizioni limitate, la breve esperienza (nel bene o nel male) con l'etichetta di Phil Manzanera dei Roxy Music (Expression Records) per l'esordio con "An Eye For The Main Chance", la parentesi con la Minority / One Records, e da lì a poco il sodalizio con la Cleopatra che ne ha raccolto l'eredità di tutto quello che hanno pubblicato (e remixato) dopo... il loro ultimo concerto al festival di Whitby nel 1998 e tutta la dedizione per la produzione della propria musica nonostante gli investimenti a singhiozzo delle prime etichette... questi erano i ROSETTA STONE. Quasi a malincuore non mi mancano poi tanto quei suoni velatamente più pieni dei primi lavori con le chitarre che riuscivano a parlare fra loro solo come Mission, Cult, All About Eve, Sisters Of Mercy e pochi altri avevano saputo fare. Qui sono più essenziali, anche se sempre presenti. Forse per lasciare spazio ai tappeti di tastiera ereditati dalla reincarnazione come Miserylab. Il disco ha sempre quella buona produzione che giustamente potevamo aspettarci dal perfezionismo di Porl King. Avrei preferito l'alter ego di Madame Razor più con quelle sonorità 'rotonde' e mai 'datate' che li avevano contraddistinti nei primi lavori su vinile. Quel tipo di approccio sisteriano alla batteria dettato dalle campionature dei suoni di batteria delle prime drum machine a metà frequenza di campionamento che hanno vestito la storia musicale di quegli anni. Se Madame Razor sia finita anche al basso è una domanda a cui non riuscirò mai a trovare risposta. Rimangono comunque delle buone linee di basso. Precise come una... macchina?

Nel nuovo disco tutto suona fin troppo 'pulito', come dettano i parametri aggiornati delle nuove produzioni, ma fortunatamente non saranno in molti a essere cresciuti con quei 12" che già all'epoca era difficile trovare. Se ascoltati di seguito alle 120 canzoni dell'ultimissimo cofanetto "Anthology 1988 - 2012", che raccoglie oltre al primo lavoro e i primi singoli anche l'evoluzione più elettronica e sintetica di Miserylab, la differenza salta immediatamente all'orecchio.

Quei riverberi e quei rullanti dal suono allargato mi mancano proprio. Li preferivo rispetto ai nuovi vestiti più secchi e acustici. Gusti. Per fortuna tutto il resto (tranne gli altri membri originali) è ancora lì vestito di tutto punto. Quel 'scritto e registrato tra il 2019/20' da Porl King (a.k.a. In Death It Ends e Miserylab) e 'missato e prodotto da Porl King nel 2020' nei pochi crediti inclusi con l'album dovrebbe per forza di cose non includere Karl North e Porl Young che hanno fatto parte della formazione 'storica'. E sfortunatamente avendo rilasciato un’unica intervista a un magazine tedesco (e mai condivisa sulla pagina del gruppo) non è facile capire la genesi di un album dai pochi commenti lasciati sulla loro pagina ufficiale Facebook. La musica parla per il gruppo... ma sarebbe bello leggere ancora quegli articoli che all'epoca potevi leggere solo nelle riviste fotocopiate che arrivavano per posta... la stampa musicale ufficiale inglese non li ha mai realmente considerati nonostante il successo ottenuto dai numerosi concerti fatti in patria e le evidenti vendite che li hanno visti catapultati anche nelle classifiche della Top 10 della musica alternativa. I ROSETTA STONE del ventunesimo secolo sono Porl King (chitarra, voce, tastiere e programmazione) e Madame Razor (drum machine e tastiera) quindi. Il nuovo lavoro, dopo le reinterpretazioni dell'anno precedente dei pezzi dei Miserylab in "Seems Like Forever", si intitola "Cryptology" ed è uscito il 25 Settembre del 2020 per la Cleopatra, numero di catalogo CLO1798CD... sempre che non abbiate preferito la versione viola o nero classico del vinile. Dieci nuove tracce con un piede nel passato ma ben proiettate nel presente.

Nella traccia di apertura, "Shock" potrei 'diversamente' accostarli a certe cose dei Red Lorry del periodo più alternativo e originale. In "Valiant Try" quella maledizione sisteriana e missionaria che torna nei riff di chitarra serve solo a confermare come bisogna essere più che bravi per aggiungere qualcosa di nuovo e uscirsene con un altro pezzo originale. Mi piace parecchio la voce dai toni rarefatti prima maniera di "With This (I'm Done)". Se qualcuno ha raddoppiato la mandata dell'effetto è stata cosa buona e giusta. "In Black" suona come avrebbero potuto suonare i primi ROSETTA STONE presi da un cassetto d'inediti. "Soon" è un viaggio quasi solare rispetto all'album ed è, assieme a tutta la prima parte dell'album (il lato A della versione su vinile), una delle mie preferite. Il basso che corre come un treno mentre il panorama di suoni scorre dai finestrini. Uplifting come direbbero gli inglesi. Una di quelle canzoni da ballare tutto d'un pezzo..."Remember (Don't)" prosegue idealmente come B Side di "Shadows", il singolo che ha aperto all'album. "Smoke & Mirrors" è un altro di quei pezzi che si faranno ricordare con l'album. Qui le tastiere sostituiscono in parte la seconda chitarra. E a buon effetto devo ammettere. Un altro bel riff. Quello che era quel suono diretto come un pugno nello stomaco in "Cryptology" ha in parte ceduto il passo a momenti più riflessivi che si fanno apprezzare specie nel pezzo di chiusura, l'ipnotica "Always Always". Un treno nella nebbia che torna indietro sui suoi stessi binari per fermarsi in una stazione buia dove risuonano i pezzi dei primi EP dei Sisters.

Qui la voce che si rincorre tra gli intrecci ipnotici delle chitarre chiude il sipario su un altro spettacolo dalle buone coreografie e ben orchestrato e interpretato. Se "Seems Like Forever" diciannove anni dopo l'ultimo loro lavoro aveva lasciato i Quarriers (il vecchio fanbase della band) con quel sapore dolce amaro in attesa di qualcos'altro che aspettava dietro l'angolo, "Criptology" ha decisamente aggiunto quello che andava aggiunto alle pietre miliari già lasciate dal gruppo. Un bel lavoro. Bis per piacere. Voto: 9/10 (Recensione a cura di: Lo Spettro Di Sé Stesso)



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