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Recensione: SUEDE "Autofiction"

SUEDE “Autofiction”

(cd,lp/ BMG)



Non sarà forse originale parlare di “seconda giovinezza” per i Suede (per altro Brett Anderson pare aver siglato un patto col diavolo visto che pare non invecchiare mai) , ma dopo il già ottimo “The Blue Hour” di quattro anni fa, Brett Anderson e soci alzano ulteriormente l’asticella, con “Autofiction”, eccellente disco che li innalza a vette che solo i primi due dischi avevano raggiunto. Il nuovo album ci propone undici tracce una più bella dell’altra, intrise di uno spirito post-punk fresco e dinamico per una band che non ha più nulla da dimostrare ed ancora molte cose da dire.

I tre singoli che avevano preceduto la pubblicazione dell’album (“She Still Leads Me On”, “15 Again” e “That Boy On the Stage”) avevano già lasciato intuire che “Autofiction” sarebbe stato un ottimo disco ed ora che l’ascolto è completo, la sensazione non solo è confermata, ma è andata oltre le aspettative. “Personality Disorder”, “Black Ice” e “Shadow Self” sono altre tre frecce scoccate dagli Suede dritte nel nostro cuore; brani che sprigionano un’energia che solitamente si riscontra nei debut-album ma con tutta la classe ed il carisma che solo le band collaudate (e di classe) sanno possedere. Si vola alto anche quando i ritmi si abbassano (“The Only Way I Can Love You”, “Drive Myself Home”, “What Am I Without You?”) per un disco che non accusa nessun passaggio a vuoto. Un autentico capolavoro, da annoverare senza dubbio tra i dischi (se non IL disco) dell’anno. Voto: 9,5/10 (Recensione a cura di Giorgio Brivio)

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