Recensione: The Wake "Perfumes and Fripperies"
THE WAKE "Perfumes and Fripperies"
(cd, download digitale / Blaylox Records)
Se il termine gothic rock é sempre stato rigettato da chi nel bene e nel male lo ha ispirato, gli WAKE americani sono forse quello che maggiormente poi lo ha incarnato.
Ho aspettato 25 anni che i Sisters sfornassero un altro lavoro che proseguisse nei territori che avevano toccato le prime cose e uno dei gruppi che da loro ha più tratto ispirazione, riuscendo addirittura a superare i maestri alla fine, è tornato, riuscendo a sfornare un nuovo disco intitolato "Perfumes and Fripperies". La stessa cosa era successa quando era uscita la cassetta di "Masked" che per puro caso e calcolata naturale inconsapevolezza suonava come i Sisters avrebbero dovuto suonare. O perlomeno come a parecchi sarebbe piaciuto suonassero. Negli WAKE americani (quelli dell'Ohio, da non confondere con gli Wake dell'Illinois e che poi hanno cambiato nome, o quelli scozzesi cugini dei New Order) c'era quell'elemento rock tutto americano specie nell'approccio alla batteria e alla chitarra che aggiungeva quello che per me un gruppo perfetto dovesse incarnare. Una voce sei piedi sottoterra, un basso pulsante, una chitarra ipnotica e una ritmica da smuovere anche i morti. Quello era la cassetta autoprodotta "The Wake" del 1990. L'atteso nuovo lavoro "Perfumes and Fripperies", uscito il 30 Ottobre 2020 sempre sulla loro Blaylox Records, prosegue idealmente dove "Nine Ways" prima e gli ultimi due singoli sparsi 'Emily Closer' del 2010 e "Rusted" del 2013, dopo, (entrambi autoprodotti su Blaylox Records) hanno lasciato. Registrato nel loro nativo Ohio in un arco di tempo che ha coperto svariati mesi in luoghi diversi e in varie circostanze, l'album è stato 'unito' e missato da Matt Hagberg al VMS studio di Columbus, la loro cittá natale, e masterizzato da Emily Lazar al The Lodge studio di New York. La spiritica copertina blu è stata adattata da uno scatto all'installazione 'Vaporized' dell'artista contemporanea australiana Fiona Hall. Per scelta disponibile direttamente dalla Blaylox della band e non dalla Cleopatra che ne ha recentemente ristampato i primi due lavori, l'atteso nuovo lavoro è disponibile in digitle su tutte le maggiori piattaforme e anche in formato CD cartonato con booklet con i testi sulla loro pagina Bandcamp. Confesso che inizialmente non sapevo da che parte stare. Mancano quel tipo di pezzi anti pop come 'Harlot', 'Sideshow' o 'Christine' che me li hanno sempre fatto apprezzare e preferire ai cugini di quarto grado tedeschi Merry Thoughts... Quello che gli amici americani chiamano 'straight guitar goth' e che idealmente preferisco tradurre poeticamente come 'gothic rock come dovrebbe essere'. Non che sia rimasto leggermente deluso, ma a un primo ascolto mancava qualcosa. Ed era quell'elemento nervoso e imprevedibile di pezzi come 'Harlot' o 'Christine' con quelle chitarre urlate che me li aveva fatti ballare sui gothfloor americani ed europei. A un primo ascolto non troppo impegnativo il disco era scivolato nel sottofondo di tutto quello che continua a uscire e che anche a loro ha reso in parte tributo. Ho continuato a cercare quel pezzo che tirasse sú l'album... e intanto continuavo ad ascoltarlo. E alla fine è riuscito anche a piacermi. 'Rusted 20' e 'Rusted (Hz Healer Mix)' non deludono le aspettative della precedente versione sui singoli e nelle versioni aggiornate hanno beneficiato del tocco potente di Caroline Blind (Sunshine Blind) alla seconda chitarra e seconda voce rispettivamente. La versione aggiornata da Matt Hagberg di 'Emily Closer (MH Direct-Drive Mix)' siede magistralmente assieme agli altri pezzi. Forse è quella che preferisco. 'Daisy' e 'Figurine' con quel ritmo ipnotico dei Sisters nei primi EP portato avanti con l'originalità che li contraddistingue dai padrini del goth, riesce di nuovo a dare quei brividi freddi che mi fanno ancora amare uno dei miei gruppi preferiti. Nelle undici tracce che compongono l'album la carica emotiva dei primi due lavori qui cede il testimone a un intercedere più lento e a tratti etereo con una sua energia quasi malinconica fatta di echi e riverberi. Gli stessi elementi che uniti al ghiaccio secco del fumo sulle piste da ballo da sempre contraddistingue quello che negli anni novanta ha avuto una sua seconda giovinezza e nel suo piccolo continua ancora la generazione 3.0 che ne accompagna questa sua terza o quarta maturità. L'atmosfera di mistero di 'Break Me Not', la stessa 'Perfumes and Fripperies' con il ritornello che mi riporta a "Masked" e lo shoegaze oscuro di 'Everything' (secondo singolo tratto dall'album) con Wolfie dei Red Lorry Yellow Lorry alle altre chitarre. Gli accenni vagamente country tinto di nero di 'Big Empty', l'immensitá post 4AD di 'Hammer Hall' (che ne ha anticipato l'uscita) e 'Marry Me' (un outtake depolto di riverbero degno di "First And Last And Always") velocizzano un pó piú il ritmo verso quel tipo di intercedere che accompagnava "Nine Ways". Non si puó avere tutto dalla vita e aspettarmi un altro "Masked" è ancora una chimera. E mentre aspetto il disco dei Sisters che non uscirà mai continuo ad ascoltarmi "Perfumes And Fripperies" che suona come vorrei suonasse. Chi ha detto che il gothic rock è ormai caduto due piedi sottoterra dovrà prendere atto che non è proprio cosí. Troy Payne alla voce, Richard Witherspoon (chitarra anche nei Cockatoo, Hamsas Xiii), James Tramel (bassita anche negli October Burns Black) e Daniel C alla batteria sono tornati per lasciare un altro mazzo di rose rosse davanti la lapide. Ma nessuno può ancora seppellire nessuno. Voto: 9/10
(Recensione a cura di: Lo Spettro di sè stesso
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