Recensione: They Die "Deviant Love"
THEY DIE “Deviant Love”
(CD/Cassetta/Digitale, Jetglow Recordings)
Il nome, come le fruste e gli immaginari bdsm dei First Black Pope sono rimasti nel cuore di molti appassionati di quella stridula “harsh-EBM” che agli inizi degli anni duemila faceva il verso a Suicide Commando ed Hocico. Oggi, probabilmente come noi storditi dal clima di stallo creato dal lockdown, i First Black Pope cambiano abiti, abbandonano borchie e fruste e, insieme a Giorgio Ricci (che comunque collaborava già con loro da molti anni), si convertono a un sound meno dance/schizofrenico ma altrettanto criptico e alternativo. Simone Scar (voce), Massimiliano Griggio (chitarra) e Giorgio Ricci (elettronica - all'alba degli anni novanta tra le fila dei robotici Templebeat) si presentano di fronte alla bat-caverna con intenzioni pure e macabre. “Sick Boy” è la risposta italiana alla gothic-dance d'ispirazione Sisters dei turchi She Pasts Away: brano dalla ritmica elettronica assassina perfetta per costringerti prima al ballo poi, con fare fatale, a soffermarti sulla goticità del guitar-sound e della vocalità di Scar. I They Die si districano bene tra gothic, post-punk, death-rock e new-wave: in “Endless End” lo fanno alla maniera satanica delle chitarre dei primi Christian Death, in “Bride In The Dark” intessendo un'elettronica oscura e piena d'atmosfera. “Monster” è un piccolo capolavoro di post-punk anni ‘80 spruzzato di new-wave, “Dancing With Tears In My Eyes” è una cover riarrangiata con gusto “goth anni duemila” dell'intramontabile classico degli Ultravox. Non fossilizzato su un unico stile nonostante l'omogeneità dei suoni, “Deviant Love” risulta un album perfetto durante il nostro viaggio all'interno di quel tunnel dal quale ancora non scorgiamo quella luce che tutti desidereremo. Voto: 7,5/10 (Recensione a cura di Alex “Mish” Daniele)
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