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Recensione: Venus In Disgrace "Dancefloor Nostalgia"

VENUS IN DISGRACE “Dancefloor Nostalgia”

(cd, Lost Generation Records)



Chi non ha nostalgia delle piste da ballo, anche quelle con le scalette più inflazionate, dopo questo lockdown che pare non dover finire mai? Chi declina magistralmente questa nostalgia, volgendo il suo sguardo ben più indietro, ovvero sino ai mitici anni’80 sono i Venus In Disgrace, duo nato a Roma nella seconda metà degli anni’90, formato da Fabio Babini (critico musicale per diverse testate) e Max Varani, attivo in diversi progetti musicali. Il due si scioglie nel 1999 e fa il suo ritorno sulle scene circa vent’anni dopo con questo ottimo disco; dieci tracce con cui, per usare le stesse parole del comunicato stampa, “volgersi al passato per guardare al futuro, danzando nell'ombra". “Dancefloor Nostalgia” è un tripudio di synth analogici, un magistrale synth-pop che va ad evocare innumerevoli punti di riferimento, dai Soft Cell ai Depeche Mode, dai New Order ai Talk Talk, senza scordare il nostro Paese, con l’eminente figura del maestro Franco Battiato, di cui viene re-interpretata “Summer On A Solitary Beach”, in una versione che vede la partecipazione di Simone Salvatori (aka Spiritual Front) a duettare con Babini. E’ l’unico brano cantato in italiano del disco con “Strasbourg 1518”, dove i Diaframma incontrano gli OMD. L’iniziale “Hedda Gabler”, “Watching Down The Spiral”, “Dim Light” e “White Desire”, sono tutti eccellenti esempi di quel synthpop anni’80 (con qualche sapiente innesto darkwave) che è la palese fonte d’ispirazione del disco, ma non mancano nemmeno i momenti più malinconici, come l’avvolgente “The Wind Through The Arcades”. I Venus In Disgrace ci conducono in un viaggio sonoro assolutamente fascinoso e piacevole. Missione compiuta! Voto:910 (Recensione a cura di Giorgio Brivio)



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