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The Queen Is Not Dead: Intervista a Simone Salvatori


Lo scorso Luglio ha visto la (lungamente attesa) pubblicazione del disco “The Queen Is Not Dead”, tributo di Simone Salvatori e dei suoi Spiritual Front ad una delle band più amate ed importanti degli anni ’80, The Smiths. Un disco in cui il progetto romano ha messo mano ad alcuni dei più celebri brani della band di Manchester, senza stravolgerli, ma rivisitandoli appunto in maniera garbata, quasi come forma di rispetto assoluto per i capolavori realizzati dalla premiata ditta Morrissey & Marr. Abbiamo quindi scambiato due chiacchiere con Simone Salvatori per parlare di questo disco e non solo.



AM. Ciao Simone! Ti ricordi quando è stata la prima volta che hai ascoltato un pezzo degli Smiths? E’ stato amore al primo ascolto o si tratta di una passione cresciuta col tempo?

SS. Ero un ragazzino quando vidi e sentii per la prima volta The Smiths. Ero incuriosito, mi attraevano ma allo stesso tempo mi suscitavano un sentimento di rigetto; quando sei giovanissimo hai altre urgenze, e vedere quel tipo con gli occhiali da vista che ancheggiava con un mazzo di fiori nel culo, non ti trasmetteva energia. Poi col tempo cambi, e quello che ti sembrava agghiacciante, diventa pian piano una parte essenziale della tua vita. Cominci a ritrovartici dentro, a vedere tante cose di te in quelle canzoni, in quelle immagini.


AM. Com’è nata l’idea di questo disco? Si tratta di un progetto che ha visto la luce a fine Luglio, ma di cui si parlava da parecchio e che in sede “live” veniva già proposto da tempo. E’ stata una gestazione difficile? Con quale criterio hai scelto i brani?

SS. E' nato quasi per gioco, come si usa dire. Nella band siamo tutti fans degli Smiths e tra un concerto e l'altro cominciammo a suonare dei brani, quasi per curiosità, e pian piano la cosa prese forma. Un giorno ci siamo chiesti perchè non fare un concerto tra amici e fans, a mò di celebrazione e così la cosa andò avanti; ci venne chiesto un primo concerto, poi un altro ed un altro ancora. Decidemmo allora di sfidarci, registrando dei brani, arricchendoli e facendoli nostri, pur rimanendo fedeli agli originali. La nostra etichetta (Prophecy) diede l'ok per un disco e così fu. Per completarlo ci è voluto più del previsto perché da una parte la Prophecy ha progressivamente aumentato le sue richieste: prima un album, poi doppio album, poi extra, differenti formati, ecc… dall'altra durante il periodo del covid, sembrava che non si potesse più lavorare, che la peste nere entrasse anche nei computer e nel telefono, così tutto è stato tremendamente rallentato. Anche la produzione con Steve Lyon ha richiesto qualche mesetto in più, poi i guests etc, diciamo che è stata una gestazione un po' difficile.



AM. Pensi che vi siano dei tratti in comune tra Spiritual Front e The Smiths? Tematiche delle canzoni o altro?

SS. Beh, diciamo che Spiritual Front 'viene' anche da loro. La loro influenza ebbe un certo peso nella creazione del progetto, sicuramente non visibilissima a primo acchito, soprattutto nei primi lavori, ma The Smiths rimane una band centrale nella mia formazione musicale e personale. Non parlerei di reali similitudini in termini di suoni, a parte qualche raro episodio in lavori come “Rotten Roma Casinò” e “Amour Braque”, quanto più in termini attitudinali. Stesso discorso per i testi.

AM. Anni fa, Morrissey ha vissuto a Roma. L’hai mai incontrato? Hai aneddoti che lo riguardano?

SS. Sì, ha vissuto a Roma, sapevo dove trovarlo e avrei avuto la possibilità di conoscerlo, ma ho sempre rifiutato. Meglio non conoscere i propri 'beniamini'. Poi a cosa sarebbe servito? sarei stato uno dei tanti in pellegrinaggio, ad elemosinare un selfie o una stretta di mano. Per cosa poi? Loro per te sono e sono stati importanti, ma per loro tu sei uno dei milioni fans piagnoni. No, non sarebbe servito a nulla.



AM. In un mondo (anche quello artistico “alternativo” o pseudo tale) sempre più massificato ed appiattito sulla narrazione dominante, la figura di Morrissey si staglia imponente come “bastian contrario” e portatore di un libero pensiero seppur a volte scomodo ed impopolare. Anche tu hai preso posizioni nette sulle due tematiche più “scottanti” degli ultimi anni (Co**d e guerra in Ucraina). Possiamo quindi tracciare un parallelismo tra le figure di Morrissey e Simone Salvatori? 😊

SS. Credo che il ruolo dell'Artista sia quello di andare oltre, di pensare altrimenti, di aprire gli occhi ed il cuore, di creare una crepa tra un mondo anestetizzato e quello del risveglio, un calcio nei denti a chi ha paura di osare. Lui ha fatto anche questo, non ha avuto paura di ribellarsi al mainstream, l’ha sempre fatto, la sua sincerità l'ha premiato, e malgrado il music biz gli abbia più volte voltato le spalle, la sua carriera e l'amore dei suoi fans hanno dimostrato che non c'è bisogno di leccare il culo ai padroni del vapore se il tuo cuore è leale, se segui la tua via senza compromessi. Uniformarsi alla massa nel tentativo di vendere qualche disco in più e rimediare qualche like a fine giornata è semplicemente miserabile. Similitudini? Nel mio piccolo, condivido lo stesso spirito, non me ne frega nulla se a qualcuno infastidiscono le mie posizioni, dico quello che penso ed agisco di conseguenza, la storia forse mi darà ragione o forse mi sotterrerà, non saprei dirtelo, per ora però, su tante cose ci ho indovinato. Staremo a vedere.


AM. Tornando all’aspetto più puramente musicale, come reagisce il pubblico ai concerti in cui proponi il repertorio degli Smiths? Trovi che ci sia una “passione” maggiore o minore rispetto a quando proponi i tuoi pezzi?

SS. Difficile da dire, dipende molto in quale contesto avviene lo show, in quale città e la fascia d'età dei fans. Posso dirti che abbiamo avuto molte richieste per i concerti tributo, e molte volte invece, di fronte ad un pubblico più giovane, qualcuno è rimasto un po' interdetto, preferendo senza dubbio alcuno i nostri brani originali. Diciamo che comunque c'è un terreno d'incontro. Dopotutto non stiamo facendo dei brani dei Cannibal Corpse!!!


AM. Uno sguardo al futuro: c’è in lavorazione un nuovo album come Spiritual Front o al momento sei concentrato soprattutto sui tuoi progetti paralleli (Morgue Ensemble e The Lust Syndicate)?

SS. Stiamo lavorando a dei nuovi brani, come al nostro solito, senza fretta 😊 Per The Lust Syndicate c'è un disco in uscita a brevissimo, dal titolo 'We Are Your Enemy'; riguardo Morgue Ensemble, sto finendo il nuovo album. Con questi tre progetti si fa il giro dei tre punti cardine della mia carriera: la carne, la morte e la politica, se vogliamo dirla in termini pasoliniani.


Intervista a cura di Giorgio Brivio.

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